Un addio o forse solo un arrivederci. Scaturiscono dai recessi più intimi dell’anima i bozzetti che compongono il primo (e anche ultimo, per quanto dichiarato dello stesso artista) disco solista di Ian Hawgood per la Home Normal, etichetta discografica di cui è fondatore e della quale non farà più parte da qui in avanti in ragione di personali motivazioni espresse nelle note che accompagnano la pubblicazione.
Hanno origine da una sensibilità profonda, causa di un costante senso di precarietà emotiva, le dieci tracce, veri e propri schizzi pianistici composti per essere destinati ad una potenziale collaborazione e che adesso vengono pubblicati come lavoro autonomo volutamente nella loro forma scarna ed incompleta. Scorci impressionistici modellati attraverso malinconici frammenti melodici che nella loro ricorrente struttura circolare fluiscono come cullanti nenie intrise di profonda nostalgia (“She”, “Komaya (For Lee, Danny, and Clem)”, “Sugamo”) che a tratti giungono ad essenziali momenti di rarefazione quasi assoluta (“Morskie Oko”, “Waves, Again”) o a progressioni incalzanti all’insegna di un maggiore pathos (“Islands”).
Non è semplice trovare le parole giuste per raccontare “Love retained”, certamente la scelta migliore è affidarsi alle parole di Ian e predisporsi ad un ascolto a cuore aperto.