andrea belfi “alveare”

[IIKKI]

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Slegarsi dai luoghi comuni per riscoprire qualcosa di dimenticato, percorrere uno spazio eliminando qualsiasi preconcetto  per catturarne atmosfere inespresse. Si muove in un’affascinante dimensione riconfigurativa la collaborazione tra il musicista Andrea Belfi e il fotografo Matthias Heiderich, incontro dal quale scaturisce la seconda pubblicazione del progetto IIKKI.

Il viaggio modellato in “Alveare” è una narrazione audiovisiva attraverso emblematiche architetture del dopoguerra italiano nate da un processo di sperimentazione teso ad individuare soluzioni  abitative innovative ed efficaci rivelatesi nei decenni successivi inadeguati e socialmente fallimentari. Ciò che le immagini dell’artista di base a Berlino e i suoni di Belfi si propongono è di far riemergere il carattere pioneristico di questi ambienti urbani generando una diversa percezione degli stessi.

È un dialogo serrato e per certi versi ricco di contrappunti quello che si innesca tra le foto che catturano geometrie, giochi cromatici e spazialità rigorose e gli intrecci elettroacustici del compositore italiano cadenzati da linee percussive che ne strutturano il flusso determinandone le sensazioni dominanti. Ci si ritrova così ad avanzare in modo lento e perentorio immersi in spirali ipnotiche ricche di fremiti e suoni concreti (“Vano”, “Passo”) o con ritmo più nervoso ed irregolare mentre un microcosmo di screziature e frammenti riverberano come dettagli che giungono improvvisi agli occhi (“Statico”, “Abito”), fino a ritrovarsi immersi in un’estraniante deriva carica di grave tensione e mistero che rimanda a visioni lynchiane (“Grigio”).

Costante che accomuna le due parti dell’opera è la sensazione di affrontare questa intensa e surreale esplorazione attraverso ambienti definiti da rigide partizioni di cemento in totale solitudine, ascoltando l’eco di voci lontane che stratificandosi costruiscono la memoria di luoghi densi di storia.

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