È invaso da una dilagante incomunicabilità fatta di eccesso di inutile rumore il nostro tempo, una moltitudine di voci che si sovrappongono senza che rimanga più spazio per l’ascolto. Partendo da un tale presupposto Sean Alì sviluppa nel suo disco di debutto da solista un lungo monologo diviso in otto atti.
Da questa visione precisa e nitida prendono forma le libere improvvisazioni che il virtuoso musicista d’istanza a New York plasma sul suo strumento attraverso un lessico strutturato dall’utilizzo di tecniche estese, che mirano a catturare un ventaglio quanto più ampio di suoni producibili. Le corde e la cassa del suo contrabbasso diventano supporto da esplorare, indagare e a tratti violentare alla ricerca di quelle sensazioni nervose e tormentate che rappresentano la base d’ispirazione del lavoro. Nei punti cruciali (l’iniziale “Salutations”, “Heartstack” e la conclusiva “Hunger”) le frequenze derivanti da tale processo si combinano a convulsi estratti su nastro che accentuano quel senso di babilonica vorticosità che rende inutile qualsivoglia sforzo di comprensione.
Improntato ad uno spirito profondamente sperimentale, “My tongue crumbles after” costruisce un percorso interiore certamente di non semplice assimilazione, ma proprio per questo capace di definire un universo sonoro interessante da scandagliare con estrema attenzione alla ricerca di ogni suo prezioso frammento.