Materiche spirali create sommando e manipolando particelle elementari di suono, crepitanti grovigli ottenuti attraverso un attento lavoro di stratificazione. Dopo essersi ritrovati a condividere insieme a Porya Hatami l’individuazione di un punto sulla mappa eilean, Darren McClure e Uwe Zahn aka Arovane rinnovano il loro sodalizio artistico tracciando un comune percorso esplorativo incentrato sulle possibilità della sintesi granulare.
Sono microuniversi organici densi di sfumature e dettagli quelli plasmati dai due artisti, combinazioni alchemiche di schegge selezionate e stravolte fino a divenire complesse nebulose risonanti create dalla continua intersezione dei suoni. Ogni traccia definisce un ambiente peculiare, dichiarato nell’essenzialità del titolo a cui fa da riscontro una struttura sonica intricata che si muove attraverso atmosfere cupe e inquiete (“Burrow”, “Cavity”) e scabrose rarefazioni riverberanti (“Scrape”, “Sphere”).
Ne nasce una dilatata deriva lungo paesaggi alieni, indefinibili eppure plausibili, un’immersione totalizzante in un vortice sensoriale vivido e tangibile.