Materia densa che lentamente scivola generando ruvide stratificazioni pervase da un senso di grave solennità. È un universo tattile dalle atmosfere umbratili quello definito dall’unione delle istanze creative, differenti eppure complementari, di Roberto Galati e Federico Mosconi , fuse in un connubio capace di dare vita ad una ribollente sequenza di immaginifici paesaggi sonori.
Un costante senso di minacciosa e contemplativa attesa profonde da scabrose tessiture che fluiscono perentorie come roccia liquida (“Pietre”, “Monolite”) e da persistenze oblique spazzate da correnti sferzanti (“Nadir”, “Ruggine”) capaci di ascendere fino a divenire algido furore (“Eclissi”, “Amen”). Questa sensazione dominante, pur smorzandosi non riesce a spegnersi integralmente neanche quando gli ambienti sonori virano verso toni parzialmente quieti attraversati da vibranti stille luminose (“Opale”, “Basalto”).
Un percorso visionario intriso di cupa e respingente bellezza.