Materiche fiabe di un mondo permeato da dense ombre. Elaborato durante una serie di residenze artistiche svoltesi in Danimarca e in Grecia, il materiale di cui si compongono i paesaggi sonori di Jacek Doroszenko è un ribollente magma di suoni ambientali, tessiture acustiche e modulazioni sintetiche combinate per definire surreali ambienti dai dettagli vividi e tangibili.
Nel suo scorrere “Wide grey” costruisce una sequenza altalenante tra narrazioni incentrate su trame abrasive e crepitanti dominate da suoni concreti e frequenze stridenti (“Iðavöllr”, “Glue”, “Dense”) a cui si aggiungono frammentarie linee armoniche (“Vague Obtrusion”, “Ålvik”) e vibranti e parzialmente luminose aperture melodiche dall’incedere ostinato (“Stream”) o dall’andamento seducentemente malinconico (“Be right back”).
Un modo differente di raccontare i luoghi, un percorso che si pone in coerente continuità con l’esplorazione multimediale sui ricordi richiamati dai suoni condotta dall’artista polacco nell’interessante “Soundreaming” pubblicato alcuni mesi addietro.