Visioni immaginifiche di un universo sfuggente fatto di contrasti accesi e materica grana. È un rimando puntuale e costante ad unire in un onirico flusso l’opera di Erwan Morère e le narrazioni sonore composte da Masaya Ozaki e Kaito Nakahori basandosi sulle suggestioni derivate appunto dalle immagini del fotografo francese. Un dialogo serrato tra i tre artisti che si traduce in una sintesi audio-visuale di grande impatto.
Seguendo il percorso tracciato dallo scorrere delle istantanee caratterizzate da un bianco e nero netto modulato passando dalla dominanza della luce all’oscurità più fitta, i due musicisti giapponesi d’istanza a New York costruiscono una crepitante sequenza di chiaroscuri definita da intrecci elettroacustici finemente cesellati. Al nero compatto squarciato da bolle di luce che descrive lisergiche incursioni sottomarine corrispondono così fondali densi nei quali si riversano isolate stille armoniche (“Float”) o morbide risonanze alternate a cuspidi stridenti che emergono da sfondi tenui (“Circular”), a paesaggi silenti dai margini decisi e a tratti esasperati fanno eco ruvidi frammenti riverberanti su minimali toni dal sapore orientale (“Rituals”). Quando la vista vira verso scorci astratti pervasi da un’oscurità incombente il commento sonoro plasma una foschia intensa percorsa da un soffio algido (“Unfold”) che ritorna ad aleggiare sulle frequenze notturne che accompagnano i frangenti più essenziali (“Singular”).
Giunti in fondo al viaggio emerge netta la sensazione che le due parti di questo terzo capitolo della serie curata da IIKKI, pur pensate ed offerte per una fruizione separata, trovino la propria piena completezza soltanto nel virtuoso incontro dal quale sono scaturite.
Immersione sinestetica totalizzante.