Un ribollente magma che fluisce lungo i bordi di aree residuali immerse in una spettrale notte senza fine. A vent’anni da un album che li vedeva separati protagonisti, Cristiano Deison e Devis Granziera si ritrovano infine a dirigere un lavoro a quattro mani nel quale far confluire unitamente i rispettivi estri da sperimentatori sonori.
Elaborate combinazioni di sinuose fluttuazioni sotterranee e ruvidi frammenti rumorosi stratificandosi originano complesse narrazioni che si muovono lungo oblique traiettorie dai toni algidamente oscuri, interpolate da criptiche tracce vocali (“Tape 01”, “Equinox machine”) e a tratti cadenzate da battiti marziali che strutturano spettrali litanie (“Blurred Moon”). È un universo metallico privo di luce e calore che scorre ossessivo tra particelle distorte e persistenze vischiose.
Ne scaturisce uno scenario visionario dalla densità variabile ma dall’intensità persistente, un crepitante incubo postmoderno su scabrosi fondali urbani in disgregazione.