L’evanescente fluire di flebili tracce del passato generanti travolgenti onde emozionali che invadono la solitudine di una stanza vuota. Dirige nuovamente il suo sguardo verso immaginifici luoghi della memoria Aaron Martin tornando a pubblicare un lavoro personale ad anni di distanza dalla meravigliosa danza cosmica di “Comet’s coma”.
A partire dal suono del suo violoncello, declinato utilizzando tecniche e modalità ampie e variegate, il musicista americano disegna un intimo percorso fatto di sinuose fluttuazioni dal tono solenne che si dispiegano assecondando avvolgenti spirali ascendenti di frequente arricchite da preziose sfumature derivanti dall’utilizzo di un ampio numero di strumenti. In questo modo alla struggente liricità di partiture essenziali fanno eco delicati bozzetti resi ancor più vividi da sussurrati arpeggi e dilatate fughe di vibranti risonanze contemplative.
Sono presenze vaporose e nostalgiche quelle plasmate da Aaron Martin, fragili echi di sensazioni distanti nel tempo eppure ancora profondamente percepibili che dissolvendosi lasciano in balia di un assordante silenzio.
Chiudete gli occhi e aprite il cuore.