luton “black box animals”

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La visione ibrida di una realtà inquieta tradotta in flusso sensoriale nebbiosamente affascinante. Si muovono lungo un bordo sfrangiato e cangiante Roberto P. Siguera e Attilio Novellino per dar vita all’universo Luton, un confine indefinito che accoglie una pluralità di istanze e rimandi riversandole in una sintesi intimamente accogliente eppure mai pienamente afferrabile.

Attriti fecondi e incastri stridenti di questo caleidoscopico microcosmo umorale sono minuziosamente definiti dal dipanarsi di elaborati tracciati sonori costruiti sull’incontro/scontro di cinematiche partiture orchestrali eseguite dalla Luton Sinfonietta Orchestra e materiche trame elettroniche che si espandono generando una tensione latente pronta ad ascendere senza mai deflagrare. Luci e ombre scaturenti da questo intreccio sapientemente governato si inseguono accostandosi e sovrapponendosi, plasmando paesaggi emozionali sempre in bilico tra una solenne, ruvida gravità crepuscolare (“Mount Kenya Imperial”, “Black Concrete”, “Night Avalanche”) e un malinconico lirismo in evanescente espansione (“Spectres of Mark”, “Eternal Now”, “Ice Museum”), ambienti risonanti ulteriormente arricchiti dall’emergere di toni cromatici derivanti dall’infiltrazione di stille acustiche originate da un’ampia gamma di strumenti suonati da Siguera e Novellino.

Ne scaturisce un’intensa peregrinazione attraverso instabili territori densi di insondabile mistero dislocati distanti nello spazio e nel tempo, catturati per divenire immaginifica proiezione di un mondo fatto di pura e ammaliante percezione.
Suono che diventa velo di Maya.

 

 

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