Piedi piantati a terra, la testa proiettata tra visioni cosmiche mentre il pensiero si muove tra frammenti di memoria e sprazzi di presente. È un viaggio tra differenti livelli di percezione quello definito da Nadia Struiwigh nel suo disco d’esordio, esplorazione di un immaginario fervido restituito in forma caleidoscopica.
Flessuose frequenze sintetiche, che soltanto a tratti virano verso una parziale ruvidezza, si espandono tracciando dinamici itinerari attraverso paesaggi emozionali pervasi da un’atmosfera onirica dalle sfumature cangianti. Si procede così tra intriganti territori siderali (“WHRRu”, “Bldrnnr”) e placidi scorci contemplativi (“Jimmy Read”, “Yoguah”, “Mettrix”) resi vividi e peculiari dall’innesto di essenziali tessiture acustiche e trame ritmiche che da flebile pulsazione giungono a divenire marcata scansione strutturante.
È un incedere leggero, dai tratti spiccatamente cinematici, capace di creare un’oasi sensoriale situata in una dimensione ignota.