Densi vapori sulfurei che si espandono sinuosi aleggiando su un cupo mare d’inquietudine. È un tono grave e imperscrutabile il tratto comune delle dieci tracce registrate nel corso dell’ultimo triennio da Alessio Premoli, adesso raccolte a comporre il nuovo capitolo del suo progetto Chelidon Frame.
Dall’incrocio di risonanze e frequenze generate da un ampio spettro di fonti acustiche, analogiche e sintetiche differenti prendono forma notturne esplorazioni di un universo visionario descritto da riverberi obliqui che si muovono su impenetrabili fondali pervasi da ruvida grana (“Eigenlicth”, “Low Rise (Blackout)”) o sature fluttuazioni che scivolano lente a formare oscure distese contemplative (“High Rise”, “After the Moonrise”). Trame che a tratti vengono scandite da inattese, marcate pulsazioni (“Left Blank”) e che nella parte centrale del lavoro originano una breve suite siderale in quattro movimenti (“Pluto’s Moons are in Absolute Chaos“) che rappresenta il frangente più ambizioso e strutturato dell’album.
Un itinerario sonico al tempo stesso sfaccettato e coeso attraverso ribollenti territori pervasi da strisciante tensione.