Traiettorie notturne che si espandono gradualmente costruendo un ponte immaginario tra due punti geograficamente distanti. Nasce da un’empatia artistica profonda e dichiarata quasi per caso il sodalizio tra Pepo Galán e Max Würden, cristallizzandosi con istintiva naturalezza in un processo produttivo che diluisce l’evidenza del tratto dei due artisti fino a sfociare in una sintesi perfettamente coesa e coerente.
Un incontro virtuale dal quale ha origine un atmosferico flusso permeato da persistente malinconia che si riverbera fragile attraverso i sei ambienti emozionali che compongono il lavoro, vaporosi tracciati di placide saturazioni che si dispiegano sinuose e da cui emergono essenziali tessiture acustiche spesso screziate da sottile grana. Un incedere sommesso e vagamente ipnotico scandito dal lento espandersi di crepitanti risonanze che danzano lievi senza sosta, cedendo a tratti il passo a modulazioni più plumbee ed inquiete.
È un viaggiare onirico attraverso paesaggi dagli evidenti richiami cosmici a cui fanno puntualmente eco le immagini di Christine Nguyen che impreziosiscono la veste fisica dell’album.
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