Sinuoso si espande il pensiero conducendo attraverso paesaggi eterei infinitamente distanti dalla realtà. È un’immersione onirica su traiettoria cangiante e indefinita quella proposta da Matt H. sotto l’alias Glass Locus, un’evasione gentile che proietta in un universo irreale ma non totalmente scevro di materialità.
È un suono ibrido, una miscela sapiente di vapori sintetici in luminosa sospensione, profondi riverberi e flebili battiti a fungere da materia prima con cui plasmare morbide derive sensoriali profondamente evanescenti, coese nell’atmosfera generale mai totalmente assonanti. Con mutevolezza tanto coerente da risultare quasi impercettibile si passa così da tessiture malinconiche costellate da schegge pulsanti (“Float Away”, “Trickle”) a trame contemplative più dense scandite da ritmi più decisi (“It’s snowing”, “Tourn”) fino a giungere a momenti di maggiore rarefazione sempre pervasi da una filigrana palpitante attenuata ma indissolubile (“Elegy”, “Wide Sun”).
Ne risulta un movimento unitario reso accattivante da un costante processo di fine modulazione, scandito ulteriormente da due iati costituiti da brevi frammenti atmosferici interposti ad ossigenare un tracciato altrimenti privo di soluzione di continuità.
Che il sogno lucido abbia inizio.