Pochi tratti accuratamente scelti per restituire l’essenza di uno scorcio che gradualmente si fissa in un atmosferico quadro risonante. È un confronto all’insegna della riduzione a definire il punto 41 sulla mappa eilean, suggestiva collaborazione tra Cyril Secq e Sylvain Chauveau improntata sulle possibilità narrative scaturenti dall’utilizzo di un lessico asciutto che predilige la misura del gesto ed il suo amplificarsi attraverso l’utilizzo attento della pausa.
Introdotto da una preziosa scheggia costruita sul canto cristallino di Chauveau, il pacato dialogo tra le scarne partiture delle chitarre dei due musicisti francesi trova concretizzazione in sei evanescenti paesaggi costruiti attraverso l’accostamento di riverberi e frammentari arpeggi che rinunciano a trovare intreccio prediligendo una dilatata scansione in cui ciascun elemento diventa eco, a volte anche dissonante, del precedente. A dare almeno in parte densità ai vuoti ricorrenti intervengono estese frequenze che si dispiegano a formare persistenti ricuciture. È soltanto nella traccia conclusiva che la giustapposizione diviene più serrata abbandonando la ricorrente strutturazione minimale che investe, stravolgendola, anche la rimodulazione di un brano della premiata ditta Lennox/Stewart.
Un lavoro che scorre via tortuoso eppure agile, ribadendo ancora una volta che il meno può divenire un arricchimento se è frutto di una precisa e consapevole intenzione.
[…] di Lake Mary e la suadente vocalità aliena di Zhalih, catturati dall’emozionale essenzialità di Cyril Secq e Sylvain Chauveau e dal vibrante microcosmo di Xu, in balia dell’eterea gravità di Ian Hawgood e delle […]
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