Un territorio sempre più ampio e dai margini ancor più indefiniti. Giunti al termine del 2018 torna nuovamente l’abituale sguardo a ritroso che la eilean rec. condensa in un’ultima pubblicazione raccogliendo un contributo inedito di ciascun artista coinvolto durante l’anno.
Ripercorrendo i punti aggiunti sulla mappa, lo spettro sonoro risultante costruisce uno sguardo d’insieme caleidoscopico eppure profondamente coerente che vede alternarsi le peculiari visioni di artisti proiettati verso orizzonti affini anche se distinti. Da questo sfaccettato universo riemergono così, uno dopo l’altro, gli indefiniti scorci di Amuleto e la greve contemplatività di Ben McElroy, l’obliqua cesellatura di Foresteppe e il placido ribollio elettroacustico di dramavinile, l’impressionismo ipnotico di Benjamin Finger e la magia rilucente dei paesaggi di Leigh Toro, le fluttuazioni armoniche di Emmanuel Witzthum e i ruvidi soffi di Śruti.
Senza marcati stacchi si procede spinti dall’avvolgente fraseggio acustico di Lake Mary e la suadente vocalità aliena di Zhalih, catturati dall’emozionale essenzialità di Cyril Secq e Sylvain Chauveau e dal vibrante microcosmo di Xu, in balia dell’eterea gravità di Ian Hawgood e delle reiterazioni granulose di The Prairie Lines, fino a giungere al delicato incanto di Aries Mond, alla teatrale enfasi di Ljerke e concludere tra me trame oscure di A Home For Ghosts.
Un tragitto disorientante pervaso da immaginifica forza espressiva.