
In bilico tra mondi distanti, alla ricerca di un equilibrio che appare irrimediabilmente perduto. Continua a muoversi lungo un territorio pervaso di incertezza e oscura ambiguità Yves-Gaël Jacak, un ambiente che dovrebbe essere familiare ma che assume continuamente i tratti di un limbo alienante.
Rientrato in Francia dopo un periodo vissuto tra la terra d’origine e il Vietnam, frangente durante il quale aveva dato alle stampe il suo disco d’esordio, il musicista transalpino ha proseguito la sua ricerca sonora sotto lo pseudonimo Saenïnvey cristallizzandone i risultati in un lavoro breve autoprodotto la cui pubblicazione coincide con un inatteso ritorno in oriente.
La materia di cui si nutre “Right after the forest” continua ad essere lo stesso magma di sulfurei vapori sintetici, ruvide frequenze ed echi ambientali che già informava le dilatate derive raccolte a formare il punto 21 sulla mappa eilean. Qui però il cupo intreccio risultante, pur mantenendo inalterata la sua essenza straniante e spettrale, si configura come sequenza di brevi frammenti che solo in due occasioni assumono una forma più ampia e strutturata.
Un lavoro interlocutorio che ci attendiamo possa essere prologo di future incursioni soniche di maggiore respiro.