
Un oceano di ammalianti risonanze la cui superficie muta lieve e senza sosta generando avvolgenti visioni pervase di delicato incanto. Immergendosi tra le morbide pieghe di “The Writings”, lasciandosi trasportare dalla sua cullante forza evocativa, appare inevitabile la confluenza artistica tra Sven Laux e Daniela Orvin, musicisti d’istanza a Berlino e conosciutosi per aver l’uno pubblicato un lavoro dell’altra.
Un incrocio a partire dal quale è lentamente emersa una vicinanza di approccio e sensibilità gradualmente sfociata nella realizzazione di un comune tragitto che vede alternarsi e intrecciarsi la peculiare cifra stilistica di entrambi, un torrente che scorre placido affiancando e combinando le ariose e a tratti granulose frequenze di Laux con le tessiture immaginifiche di piano ed elettronica della Orvin. Ne nasce un percorso a due voci dai tratti marcatamente cinematici che rivela un equilibrio assoluto ed inattaccabile sia quando si alternano le personali traiettorie che quando esse avanzano in unitario flusso espandendo il portato proprio di ciascuna tavolozza.
Una calda deriva tra immaginifici paesaggi sonori.