
Chiudere gli occhi ed iniziare a scavare fino a risalire ai frammenti di una dimensione inconscia che appare riaffiorare da una distanza temporale indefinita. C’è qualcosa di alchemico, di spontaneamente mistico che emerge dalle tessiture imbastite da Patrizia Oliva, Roberto Del Piano e Stefano Giust durante la sessione di improvvisazioni registrata nella residenza sociale di Aldo Dice 26×1 a Milano e cristallizzata in “That is not so”, un moto esplorativo che riporta in superficie tre distinte visioni che gradualmente si confrontano ed intrecciano generando un’unità caleidoscopica impossibile da racchiudere in rigide categorie.
Ciò che scaturisce da questo incontro è materia estremamente vitale, essenziale ed implacabile magma guidato dall’incedere mesmerico della vocalità ammaliante di Patrizia Oliva, a tratti corroborata da reiterazioni e modulazioni elettroniche e brillantemente affiancato e reso completo dalle complesse strutture scolpite dal basso di Roberto Del Piano e dalle ribollenti trame percussive di Stefano Giust.
Ciascuna delle sei tracce costruisce un intricato labirinto sonico nel quale immergersi pronti a lasciarsi guidare dall’istinto, un tracciato obliquo ed imprevedibile che vede in maniera costante pienamente avvertibili gli eterogenei componenti che lo informano resi coerenti da un approccio affine e profondamente sinergico.
Un’esperienza sensoriale avvolgente e a tratti allucinata, da assaporare con pienezza e scevri da inopportuni preconcetti.