
L’istante colto nella sua fugace pienezza, privo di orpelli e sovrastrutture che possano scalfirne la cristallina essenza. Si affidano all’esserci, all’estemporaneo navigare all’unisono Michael Peters e Fabio Anile per dare concretezza al loro condiviso immaginario sonico fatto di frequenze e riverberi liberi di fluttuare per disegnare contemplativi territori sensoriali.
Generati da un reiterato processo di improvvisazione a cui a tratti si sovrappongono flebili echi ambientali, i paesaggi risonanti plasmati si sviluppano quali vaporose istantanee in graduale definizione che combinano essenziali fraseggi di tastiere e chitarre con sinuose modulazioni sintetiche fissandosi in fluide visioni pervase da una luminosità calda e morbida, solamente a tratti velati da un senso di latente inquietudine che appare sotto forma di ruvida grana tendente al rumore.
Tutto suona immediato e confortante, accogliente come un rinfrancante sogno lucido nel quale immergersi per sfuggire alle ansie di una quotidianità frenetica e opprimente, flusso avvolgente di evanescenti trame che strutturano un ambiente sospeso privo di connotazioni spazio-temporali.
È un incedere lieve, che concede il giusto respiro ad ogni singola stilla, consentendole di sprigionare interamente il suo portato evocativo estratto da un quieto vibrare con un presente effimero che immediato si tramuta in preziosa memoria.
Spontanee cronache di attimi di preziosa calma interiore.