Alessandro Barbanera “Haunted Houses”

[laverna.net]

Attraverso una notte malinconica, galleggiando in un mare di vaporoso suono. È un elegia agrodolce che si espande tra gravida solitudine e barlumi di rinnovata speranza quella plasmata da Alessandro Barbanera nel suo nuovo tracciato sonico, un’onirica sequenza di diluite sensazioni che assumono la forma di vivide istantanee emozionali.

Assecondando una vitale inquietudine sprigionatasi durante il periodo di forzato isolamento, rivolgendo lo sguardo al proprio spazio interiore, il musicista umbro distilla una mutevole traiettoria nutrita da lenti correnti elettriche che si irradiano placide su un granuloso fondale di sfaccettati echi ambientali, ruvidi riverberi analogici e risonanze concrete estratte da fonti incontrate in modo inatteso.

Il viaggio, sospeso tra sonno e veglia, si dischiude su paesaggi rarefatti, densamente pervasi da un senso di tragico ed indissolubile vuoto che diviene nostalgico soffio irradiantesi verso un orizzonte morbidamente oscuro (“Sleepless”, “In Absence”), improvvisamente intriso di suggestioni letterarie (“The death of Joe Christmas”) prima di tramutarsi in dolente abisso emotivo (“Torture Room”). Un algido vortice di rumorosi echi e taglienti frammenti in libero fluire (“Haunted Houses”) segna in modo netto il cambio di rotta che conduce verso un finale rischiarato da una calda luce che squarcia le nette ombre fin qui dominanti per introdurre uno sguardo più disteso che si riappropria di un sentimento arioso sinonimo di una raggiunta catarsi (“Pure”, “Endless”).

Atmosferico peregrinare nelle profondità dell’animo.

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