
Tra ricerca sonora e suggestione sensoriale, immersi in un essenziale ambiente pervaso da rarefatti riverberi. Nata come componente auditiva di un’installazione multimediale incentrata su elettronica e luce, la composizione che informa il nuovo lavoro di Marta Forsberg si sviluppa come una scarna sinfonia che indaga le potenzialità di un sapiente incontro di risonanze acustiche, sinuose trame sintetiche e calde frequenze vocali, sviluppato in un territorio silente fatto soprattutto di assenza.
Diviso in tre capitoli, i cui nomi accostati formano il titolo dell’album, il flusso plasmato scorre univoco e coeso alternando scarni rintocchi di zither e astratte modulazioni di un coro su un fondale asettico ed elementare di onde sinusoidali, che si dilatano creando il fil rouge che tiene insieme questo costante dialogo tra le parti. È un lavoro di cesello quello condotto dalla musicista svedese/polacca, un’attenta opera di incastri che predilige la sottrazione e che converge soltanto nella seconda metà dell’ultimo capitolo verso paesaggi più densi ed intensi.
Sicuramente penalizzato dall’essere estrapolato da un’operazione artistica più ampia, la traiettoria risultante trova in questa sua apposita rivisitazione una efficace autonomia che la rende breve ed ammaliante incursione in un universo sonico vivido e stimolante.