
In precario equilibrio sul margine sfrangiato che divide natura e artificio. Si fonda sull’incontro di due linguaggi apparentemente antitetici eppure compatibili il sodalizio che vede uniti Dario Capasso e Andrea Laudante, sulla sanata dicotomia tra sintetico e acustico frutto di una condivisa passione per la sperimentazione sonora.
Accogliendo il dualismo tra le istanze in gioco senza puntare ad una piena fusione tra le componenti, il confronto fra le trame elettroniche di Capasso e i fraseggi pianistici di Laudante ricerca costantemente un punto di equilibrio fluido e mutevole, nutrito da sovrapposizioni complesse e accostamenti stridenti che lasciano emergere intricate strutture soniche composte da elementi essenziali, mai ridondanti. Che si tratti di placide, essenziali tessiture armoniche che riverberano in un mare di ribollenti glitch (“undrwtr”), di sognanti tracciati che emergono in filigrana da pulsanti frequenze IDM (“impr~piano”) o di vorticosi intrecci privi di linearità (“i.flx”, “mecha ncL”) quel che scaturisce è un paesaggio ibrido accidentato eppure sempre suggestivo in cui a dominare è la misura con cui gli elementi dialogano.
Un interessante esperimento dai risultati spigolosi che dischiude fertili orizzonti cibernetici.