Francesco Massaro & Bestiario “Quaderni di zoologia imperfetta”

[Folderol]

Un ribollente microcosmo la cui sommessa voce gradualmente emerge fino a dischiudere le porte di un vitale paese delle meraviglie in cui tutto è possibile e nulla è ciò che appare. Dopo aver esplorato l’universo delle creature marine e di quelle idonee al volo, si rivolge a quel fantasioso regno degli animali ipotetici studiati dalla criptozoologia il terzo volume di Bestiario, virtuoso ensemble musicale guidato da Francesco Massaro che pienamente e definitivamente assume la forma di un progetto artistico trasversale capace di incrociare generi e linguaggi differenti.

Il pensiero da cui il fertile immaginario del musicista pugliese scaturisce diviene qui premessa per la creazione di un percorso crossmediale che coniuga suono, immagine e parola, cristallizzato in una pubblicazione duplice che al disco affianca un libretto, edito da Kappabit, diviso in quattro sezioni.  Introdotti dalla prefazione di Vittorino Curci, i diversi Quaderni che compongono la parte cartacea vedono susseguirsi l’invito all’ascolto curato dallo stesso Massaro, una raccolta di dieci disegni realizzati da Andrea Pedrazzini, un componimento poetico di Nazim Comunale e la presentazione del video/poesia cinematica realizzato da Egidio Marullo.

Ognuna di queste sezioni espande e completa con il suo contenuto la vorticosa sceneggiatura definita dall’intricato ed irregolare flusso elettroacustico plasmato dal sassofonista insieme ai sodali Mariasole De Pascali (flauti), Adolfo La Volpe (chitarra elettrica,elettronica) e Michele Ciccimarra (cupaphon, percussioni), libero ed evocativo torrente incanalato da un canovaccio costruito su annotazioni non convenzionali, che favorisce un intenso dialogo tra le componenti in gioco. Interamente fondato sulla suggestione che incastri inattesi e ricchi dettagli accuratamente definiti riescono a produrre in chi si abbandona a questa straniante narrazione, l’album disegna  un paesaggio obliquo ed ammaliante fatto di dinamici dialoghi tra gli strumenti e una costante ibridazione determinata dalla materica grana elettronica e da modulazioni vocali prodotte dagli stessi musicisti a cui si somma l’indefinita e destrutturata declamazione dei versi di Comunale.

Ne scaturisce una trama indomita ed in costante mutazione, in bilico tra composizione e improvvisazione, tra astrazione e onomatopea, che nel secondo, relativamente breve, capitolo vira verso orizzonti più dilatati e atmosferici ulteriormente arricchiti dall’apporto delle tessiture sintetiche di Valerio Daniele. Un lungo, sinestetico sogno lucido nel quale perdersi inseguendo un risonante Bianconiglio.

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