
Uno sguardo dolente proiettato verso un orizzonte di infinità nostalgia. Si ritrovano ad attraversare un comune paesaggio emozionale Euan Millar-McMeeken e Gavin Miller, un territorio sonoro fatto di fragili tessiture armoniche ed atmosferiche dilatazioni disegnato a quattro mani assecondando sensazioni prive di un predefinito filo logico.
Eppure le dieci composizioni che strutturano “Nothing Hurts Forever” si snodano con viscerale coerenza come se a dispetto di tutto seguissero una visione chiara, un sentire condiviso che funge da guida per definire derive risonanti vivide, pervase di agrodolce malinconia. Essenziali sono i fraseggi di pianoforte suonati da McMeeken, resi materici dall’inclusione dei riverberi che accompagnano l’esecuzione, combinazione cara al marchio Glacis. Ad essi si affiancano in modo mutevole le frequenze della chitarra di Miller, modulazioni atmosferiche tendenti a divenire diluiti bordoni che nella prima metà del disco fungono da fondale, divenendo gradualmente materia predominante lungo il corso del lavoro.
È un fondersi cangiante ma che determina un costante equilibrio tra le parti, capace di dare origine ad un universo sensoriale avvolgente nel quale risulta dolce immergersi.