
Ansie, speranze ed incertezze che emergono da un mondo sempre più caratterizzato da continui flussi migratori e destabilizzanti emergenze socio-politiche. A tre anni dalla prima collaborazione si rinnova il sodalizio che vede affiancate Maria Papadomanolaki aka Dalot e Nhung Nguyen sotto lo pseudonimo Sound Awakener, cristallizzandosi in una nuova condivisa esplorazione emozionale non più incentrata sull’inattesa bellezza dei luoghi del quotidiano, bensì sul senso di impermanenza che accompagna ogni fase transitoria dell’esistenza.
Frutto ancora una volta di un lungo processo di scambio ed elaborazione, questo nuovo itinerario utilizza le risonanze ambientali non più per contestualizzare l’essere e le sue sensazioni, ma al contrario per restituire il costante straniamento derivante da viaggi complessi e pieni di difficoltà. Ad esse si sommano vapori sintetici e frastagliati riverberi di consistenza tattile, che acuiscono l’indissolubile inquietudine emergente dai vari capitoli, velandoli di ulteriore incombente oscurità. L’incedere appare incerto, attraversato da sature nebbie e ruvide frequenze, solo a brevi tratti sostituito da una placida aura contemplativa scandita dal fluire di luminose stille pianistiche (“Interlude”, “Unknown Parks, Unknown Cities”).
Un itinerario sonoro denso ed irregolare che registra e interiorizza la cupezza del presente senza rinunciare a proiettarsi in modo cauto verso un possibile, ottimistico futuro.