[Kohlhaas]

Un sibilante microcosmo in tenue emersione da un fondale di contemplativo silenzio. Proseguendo la sua ricerca incentrata sulla percezione e la propagazione dei suoni, Luciano Maggiore costruisce nel suo ultimo lavoro un sussurrato quanto vitale racconto sonoro capace di coniugare risonanze ambientali e stille materiche ottenute ricorrendo ad una gestualità scarna e diretta.
Adoperando il suono come materia essenziale attentamente distillata e manipolata, il musicista palermitano di stanza a Londra scolpisce enigmatiche strutture concrete, permeate da un costante senso di indicibile ed arcaico mistero. Frammenti e riverberi si palesano in modo asciutto plasmando un pieno indefinito, che si stacca dal vuoto attraverso una procedura di misurata addizione di elementi primari. Ogni traccia così cesellata si propone quale canovaccio aurale da affidare all’immaginazione di chi ascolta, suggestione indeterminata (anche nella denominazione volutamente anonima) attraverso cui attivare un processo conoscitivo interamente basato sulla forza immaginifica dell’ascolto attento e ponderato.