
Una riflessione sui sistemi di produzione dell’energia, sulla vorticosa accelerazione del vivere quotidiano determinata dal progresso, che sfocia in un dilatato invito alla lentezza perduta. Dopo l’omaggio alla cristallina bellezza dell’ordine matematico della natura (“Sacred Geometry” – 2019|Dronarivm), Alex Smalley ritorna a proporre una meditabonda deriva a firma Olan Mill fatta di evanescenti flussi in libero sviluppo.
La materia che compone le otto tracce di questo nuovo lavoro è quanto di più distante si possa immaginare leggendo le relative denominazioni. Registrazioni di chitarra, sintetizzatori e voce, filtrate e manipolate fino a divenire frequenze astratte, si combinano e stratificano assumendo la forma di calde nebulose sospese in un ambiente asettico inondato da accecante luce. Sono trame orizzontali prive di connotazione narrativa, che soprattutto nel capitolo dominante (gli oltre quaranta minuti di “CI-MXD”) riportano alle atmosfere enoiane più rarefatte, senza tuttavia riuscire a riproporne la profonda e ammaliante suggestione.
Quella proposta dal musicista inglese è una navigazione placida e flessuosa, i cui movimenti compongono un’unica lunga sinfonia ambientale, sicuramente confortevole e cullante anche se priva di punti salienti a cui trattenersi evitando che il suono scivoli via fin troppo leggero.