[La bèl]

Si rivela sempre più vasta la produzione musicale innescata dal confinamento forzato determinato dalla persistente ondata pandemica. In questo ultimo anno il suono è stato, e continua ad essere, una delle maggiori valvole di sfogo attraverso cui incanalare pensieri e sensazioni scaturenti da questo atipico momento storico. Il nuovo lavoro breve di Elisabetta Luciani, che riporta in luce dopo un lungo iato la denominazione Elisa Luu, rientra pienamente all’interno di questo flusso creativo.
I quattro itinerari che compongono l’album danno forma ad un immaginario sinuosamente onirico definito da sapienti sovrapposizioni di trame melodiche e modulazioni sintetiche. La particolare cura con cui le componenti in gioco vengono incastrate rappresentano il marchio di fabbrica del suono della musicista romana, formula intensamente atmosferica che abbiamo imparato a conoscere attraverso lavori suggestivi quali l’ottimo “Un giorno sospeso”.
Dal dialogo tra fraseggi di chitarra dal tono contemplativo, anche quando scanditi da uno sviluppo più dinamico, e texture elettroniche costellate di microsuoni, fremiti e naturalistici echi ambientali quello che emerge è un universo quieto, a tratti lievemente obliquo. Un tempo sospeso in cui immergersi nell’attesa che la vita riprenda a scorrere con pienezza.