[DOF]

Un distacco sempre più netto dagli abituali itinerari ambientali della sua produzione solista caratterizza il ritorno di Massimo Discepoli. A due anni di distanza da “The right place on the wrong map”, il batterista e polistrumentista Perugino realizza il suo disco più composito e musicalmente ricco, innervato come non mai sulla costruzione di tracciati elettroacustici di ispirazione trasversale.
Dilatazioni post-rock e sonorità fusion sono le referenze principali emergenti dalle otto tracce proposte, paesaggi certamente meno rarefatti ma comunque profondamente atmosferici che hanno nella evidente componente ritmica l’elemento di continuità con quanto precedentemente proposto. Alle linee di batteria, a tratti robuste ed incalzanti (“Layers of echoes”, “Cycle of coincidences”), è demandata la strutturazione delle tessiture melodiche, così come le sfaccettate fonti percussive contribuiscono in modo determinante alla formalizzazione di universi musicali contraddistinti da una notevole ampiezza cromatica che va dall’esotismo di “Pattern of change” alle suggestioni progressive di “The meaning of floating”. È soprattutto la parte elettronica a perdere peso in “Last year, the next day”, sempre presente ma utilizzata qui come collante atto a dare completezza all’insieme.
A confluire in questo parziale cambio di rotta è quindi l’intero bagaglio di esperienze solitarie e collaborative di Discepoli, prezioso archivio attraverso cui espandere una visione artistica costantemente alla ricerca di nuovi orizzonti.
[…] fusion. Una maggiore spinta alla commistione di queste componenti ha prodotto lo scorso anno “Last year, the next day”, certamente il suo lavoro più composito e […]
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