
Numerose sono le produzioni sonore scaturite dai condizionamenti e dalle ripercussioni emozionali generati dall’esplosione della pandemia. Le lunghe pause imposte dall’emergenza si sono tramutate in spazi di riflessione che hanno condotto alla formulazione di risposte differenti per forma ed atmosfera. In “Primavere Recluse” – itinerario perfettamente inscritto in questa scia creativa – Marco Marzuoli restituisce le risultanze della personale esperienza proponendo due tracciati che traducono in suono le sensazioni relative all’isolamento primaverile di questi ultimi due anni.
I limiti tecnici derivanti dalla situazione vissuta diventano per il sound artist abruzzese fattore propositivo attraverso cui generare un universo immersivo a bassa fedeltà. Le lunghe esplorazioni drone-ambient sono infatti costruite utilizzando uno smartphone, alcuni effetti e un registratore multitraccia, strumenti a cui in “Abruzzo, 2021” si sommano pochi ulteriori elementi sintetici/analogici gestiti da Marco Mazzei.
L’aura contemplativa e l’andamento ipnotico determinato da loop e beat diafani sono le costanti delle due dilatate derive, ma se le frequenze calde e scintillanti di “Firenze, 2020” disegnano una visione placidamente malinconica che lentamente sfuma in un silenzio ruvido, nella seconda partitura si va incontro a toni sottilmente inquieti. Risonanze ostinate e modulazioni espanse creano un dialogo dissonante scandito da battiti più marcati in un insieme da cui ha origine una sorta di spettrale danza techno che si interrompe senza definire un approdo. La risultante è una duplice elegia sintetica che traduce in input sonori interrogativi e dubbi di un presente incerto.