
Uno iato lungo ben otto anni separa il tassello d’esordio dal secondo atto firmato Thedaysareblood. Nato come duo chitarra/batteria il progetto è adesso intestato al solo Gabriele Santamaria, alchimista sonoro attivo dalla fine degli anni ’90 e artefice di entità sperimentali quali Ordeal e I Burn. Oltre ad essere autore della componente aurale del lavoro il musicista marchigiano si è occupato della sua veste grafica – che ingloba immagini estratte da una personale ricerca fotografica risalente al 2017 – dichiarando così un approccio pluridisciplinare indirizzato alla definizione di tracciati permeati da una marcata attitudine cinematica.
Ad essere ripescata dagli archivi è altresì la materia di base utilizzata per costruire i sette capitoli del disco incastrati in una sequenza immersiva di paesaggi sonori sviluppati sotto un’immutabile vena oscura. Questa densa ombra e la cura maniacale del suono – corroborata dal sapiente contributo di Riccardo Pasini in cabina di regia – costituiscono le costanti capaci di dare coesione ad un itinerario profondamente cangiante, ricco di soluzioni differenti. In effetti le prime quattro tracce possono essere lette come un doppio dittico che alterna senza soluzione di continuità un prima teso e dinamico ad una seconda parte più atmosferica. Il glitch nervoso della futuristica “Dust Smells Like Glucose” si riversa nelle inquietudini dark-ambient di “Breathing By Prejudice” così come l’elettronica scintillante della title-track si spegne nella ruvida distesa drone di “On Adapting To The Abilene Paradox”. Spalmato su una scansione triplice lo stesso schema è applicabile anche alla parte conclusiva dell’album che si schiude con l’ipnotico ambient noise di “Thoradia”. Plasmato con sapienza, “Logica dello sciame” ha il sapore di una colonna sonora abrasiva per una postmodernità in frantumi.