
Delicati paesaggi scaturenti dal profondo intreccio di melodie pianistiche di grande immediatezza e rilucenti tessiture sintetiche. Rimane immutata l’essenza delle strutture sonore plasmate da Julia Gjertsen per il suo album di debutto, ma in questa sua seconda prova solista si amplia grazie al contributo prezioso del flautista australiano Rowan Hamwood.
“Formations”, pubblicato ancora una volta da Moderna, propone dieci nuove istantanee armoniche di attitudine neoclassica spesso dirottate verso orizzonti musicali meno rigidi, ibridazione ottenuta interpolando alla trama acustica dense stratificazioni elettroniche. A questi elementi di base si sommano le sfumature atmosferiche del flauto e, in alcuni episodi (“Falling in Circles”, “Washed Away”), la presenza di placidi echi ambientali capaci di conferire ulteriore portato emozionale a narrazioni vivide intrise di malinconico romanticismo. Tutto suona calmo, eppure a tratti l’uso della reiterazione e un tono più umbratile disegnano scenari permeati da un vago senso di inquietudine (“Falling in Keys”, “Cause and Effect”).
Affidandosi alle capacità di esecutrici e alla volontà di trovare nuove soluzioni, la musicista russa trapiantata ad Oslo confeziona un viaggio ammaliante attraverso le differenti sfaccettature di un animo adesso come non mai in continua tribolazione.