
Trovarsi ad un live talmente convicente/coinvolgente da decidere di voler produrre chi si esibisce. È insolita la genesi dell’undicesima uscita firmata dalla pregevole Kaczynski , così come insolito – almeno nella sua alchimia – è il suono che veicola. Qonicho Ah! è un’entità instabile nella forma e sfaccettata negli ingredienti che combina di base a Marsiglia e si presenta qui come duo composto da Morgane Carnet al sax e Blanche LaFuente alla batteria, tramutandosi in trio nella traccia finale grazie all’annessione di Susana Santos Silva alla tromba.
Attitudine impro e propensione free affine a territori jazz ma anche a molto altro – punk/avant/psych – rappresentano le coordinate di un progetto fatto su misura per vivere e svilupparsi sui palchi. E non a caso le quattro dilatate derive che strutturano l’album provengono dalla registrazione della performance tenuta al Festival Banlieues Bleues nel marzo 2020.
Protagonista assoluto è il confronto/scontro tra gli strumenti, dialogo che alterna vortici solipsistici e intrecci serrati scanditi da una percussività scarna dai sentori tribali e da fraseggi di sax – puro o filtrato – liberi di fluire in qualsivoglia direzione. Tutto risuona viscerale, legato al momento, privo di costrizioni e potenzialmente illimitato. Meditazione obliqua e furore convulso si incastrano senza l’ostinata ricerca di una coerenza che non sia umorale, generando traiettorie spigolose dagli esiti imprevedibili. L’effetto è quello di un tritatutto in cui si riversano bordate jazzcore e pulsanti sentori etnici restituendo un flusso musicale policromo capace di accogliere e mischiare in modo incisivo echi di territori geografici e culturali distanti e solo apparentemente inconciliabili. Piacevolmente stordente.