Giovanni Dal Monte   “Anestetico V1 & V2”

[SonicaBotanica]

Un mondo sempre più alla deriva la cui unica speranza è legata ad un rinnovato senso di empatia e compassione. È questa la sintesi che Giovanni Dal Monte – musicista e video artista noto anche come La Jovenc – fornisce per descrivere i tratti essenziali di un itinerario bipartito fondato sulla successione di itinerari aurali estratti da una serie di improvvisazioni ri-elaborate per assumere forma compiuta. Dalla sperimentazione di tecniche compositive diversificate prende le mosse un lavoro sfaccettato che accoglie e rende coerenti progressioni ritmiche incalzanti e trame atmosferiche fondate su frequenze armoniche contemplative.

“Neolitico” – volume uno dell’opera – vede predominare complesse strutture in bilico tra minimal techno (“Ketama”), glitch (“Bagan”) e sentori tribali dall’andamento ipnotico (“Quinta das Lagrimas”). Sono tessiture accidentate, scandite da battiti netti e vestite di modulazioni sintetiche essenziali che nell’insieme diventano specchio di una contemporaneità convulsa proiettata alla rovina. Questo caos pulsante sa accogliere al suo interno intromissioni spiazzanti sotto forma di assoli pianistici dissonanti ( “Sessanta secondi”) e percorsi obliqui in vago odore post-rock (“Noravfox”).

La seconda parte intitolata “Evitico” crea uno squarcio netto nell’universo dispotico fin qui disegnato proponendo un’elettronica orientata verso orizzonti ambient sinuosi (“Giglio”) e sonorità cinematografiche ammalianti (“Mompou a Trapani”). Synth luminescenti e correnti vaporose sono componenti fondanti che trovano ulteriore espansione attraverso il contributo vocale/strumentale di Fabrizio Modenese Palumbo (“Coimbra”) – presente anche in “Guimaraes” –  e il canto di Ozcan Basak in quella che si rivela la traccia più prossima ad una forma canzone compiuta (“Ebemkusagi”).

Arrivati in fondo ciò che emerge nitido è l’abilità di Dal Monte di dare concretezza alla materia estemporanea affrancandola da una stretta categorizzazione grazie ad un approccio compositivo libero ed inclusivo in cui tutto sa risuonare perfettamente logico.

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