
Una doppia esposizione è intuito, tecnica e capacità di prefigurare. È in parte imprevedibile, capace di suggestionare in modo profondo attraverso la sovrapposizione di due visioni. Una doppia esposizione – quando riesce – ha il sapore del miracolo, dell’attimo perfettamente compiuto e l’alchimia che la guida è esattamente quella rintracciabile nelle risultanze dell’incontro artistico tra Francesco Massaro e Francesco Pellegrino. Fomentata dall’interesse per le reciproche pratiche sonore, la sinergia tra i due si è rapidamente consolidata fino a confluire in una sessione live registrata a Firenze al Murate Art District nel giugno del 2021 e successivamente cristallizzata in un’uscita discografica curata dalla Amirani Records.
Strumenti ad ancia – sassofono baritono e clarinetto basso per Massaro e sassofono tenore e clarinetto per Pellegrino – ed elettronica sono le fonti attraverso cui i due disegnano scenari elettroacustici compositi i cui differenti livelli dialogano seguendo dinamiche cangianti. Componente acustica e manipolazioni sintetiche in tempo reale diventano intercambiabili nel prefigurare fondali e primi piani, mutando anche nel modo di rivelarsi. La voce dei sassofoni sa essere nervosa ed incalzante nel dettagliare la narrazione, ma sa ridursi a penetrante drone per lasciare la scena al brulicante emergere di frequenze ruvide. Allo stesso modo le macchine definiscono territori inquieti costellati da risonanze luminescenti e si innalzano a strutturare barriere stridenti che tendono al rumore bianco. Quel che si mantiene intatto è l’equilibrio tra le parti, frutto al contempo di un canovaccio preimpostato e dell’alea legata al gesto improvvisativo capace costantemente di risintonizzare l’insieme secondo un’evoluzioni coerente.
Tra navigazioni intricate, immersioni ribollenti ed improvvise ascese i quarantasette minuti scorrono delineando una drammaturgia vivida, sicuramente ostica nell’impatto ma profondamente coinvolgente, flusso obliquo che espande in coda il suo portato elegiaco seguendo la voce narrante di Nazim Comunale, i cui versi sanno dare esatta forma ad un suono immaginifico disteso in forma libera.
Ci sono profondità dove la luce giunge ogni mille anni