
Luci, ombre, sfumature, dettagli. Un’immagine enigmatica, apparentemente essenziale, ma che in realtà si mostra densa di elementi che ne definiscono la forma senza svelare il mistero del suo contenuto. Esiste una chiara assonanza tra la natura del suono e la foto di copertina del nuovo lavoro di Emanuele Errante, istantanea catturata dallo stesso musicista e non a caso proposta come eco visiva di questa sua prima autoproduzione.
Le quattro tracce inedite contenute in Shapes – registrate da Luigi Ferrara un anno fa durante un live al Teatro Sala Pasolini di Salerno e masterizzate da Francis Gri – rappresentano infatti altrettanti modi di connettere fonti sonore differenti per strutturare narrazioni in costante sviluppo, densamente particolareggiate ma prive di una definizione chiusa. L’intersezione di modulazioni sintetiche, droni, field recordings e stille armoniche è orientanta piuttosto alla creazione di un ambiente d’ascolto immersivo in cui calarsi ricercando stimoli sensoriali cangianti. Le correnti crepitanti di Introspection danno forma ad una spirale sonica a cui è affidato il compito di proiettare con decisione l’ascoltatore nell’universo aurale seguente. Paesaggi emozionali di blanda matrice new classical (Circulus) si riversano in una deriva ambient crepuscolare carica di inquietudine (Squared Corners) per sfociare in un dilatato alternarsi di scenari in cui il dialogo tra le parti si fa obliquo fino al quieto, definitivo dissolversi (Retrospection).
Il processo compositivo indagato da Errante dimostra nell’abbondante mezz’ora di durata dell’album un grande potenziale dal quale certamente avranno origine ulteriori tracciati profondamente suggestivi.