
Scarno, tagliente, privo di intermediazioni. Il suono del sassofono in purezza per dipingere con colori nitidi, violenti nel loro imporsi, un universo interiore in magmatico fermento. È interamente pensato e declinato in forma solitaria il nuovo lavoro di Sakina Abdou, giovane artista multidisciplinare con all’attivo un nutrito numero di esperienze musicali afferenti uno spettro sonoro che va dal jazz alla sperimentazione prediligendo la libera improvvisazione.
Frutto di diverse sessioni di registrazioni casalinghe, Goodbye Ground si presenta come un racconto suddiviso in tre nuclei totalmente affidato alla voce cangiante del suo strumento d’elezione capace di mutare tono e relativo scenario non solo da un capitolo al successivo, ma anche all’interno di una singola traccia. Lì dove The Day I Became A Floor con i suoi fraseggi fluidi, le note trattenute e allungate si sviluppa coerente e invitate, la title-track esplode in acuti distorti per tornare a sonorità ammalianti e infine ripartire in ascese lancinanti che alternano bordoni dissonanti e trame nitide senza giungere ad una reale conclusione. I cinque movimenti di Planting Chairs condensano gli elementi fin qui presentati riproponendoli in una sintesi caleidoscopica che insiste nel repentino cambio tra vortici disturbanti e passaggi armonici maggiormente accessibili.
L’evidenza dello spazio neutro, del fondale vuoto entro cui i suoni riverberano, amplifica il senso di partecipazione ad un rito privato in qualità di ospiti a cui viene offerta l’opportunità di entrare a stretto contatto con un ritratto in musica scevro da filtri e sovrastrutture.