
Una preminente impronta cinematografica ha sempre permeate gli itinerari sonori plasmati da Aaron Martin, non sorprende quindi vederlo protagonista di un’intera colonna sonora. L’occasione gli viene offerta da Alex Lockwood in relazione alla produzione del documentario “The End Of Medicine” incentrato sulle problematiche derivate dalla diffusione crescente di malattie zoonotiche.
Affidandosi come d’abitudine ai prolungati riverberi del violoncello e alle risonanze diluite del banjo suonato con l’archetto, a cui sporadicamente si affiancano misurati elementi percussivi, il musicista americano confeziona un commento sonoro profondamente elegiaco dominato da toni grevi e atmosfere crepuscolari. Le diciannove tracce proposte – molte delle quali sono poco più di brevi frammenti – assolvono il compito rimanendo estremamente fedeli ad un lessico consolidato che ha saputo offrire negli anni tracciati immaginifici di ottima fattura quali l’eccelso “Comet’s Coma” realizzato come punto sulla virtuosa mappa eilean.
Scisso dalle immagini per cui è stato scritto, l’album si propone autonomamente così come ennesima dichiarazione di un talento cristallino che non smette di emozionare.