Arovane   “Sinter”

[laaps]

Dopo un lungo stop ad inizio millennio, la parabola di Arovane – storico moniker del pioniere elettronico Uwe Zahn – ha ritrovato negli ultimi anni continuità producendo una serie di album pregevoli sempre più orientati verso la definizione di paesaggi sintetici profondamente atmosferici. Tale attitudine lo ha portato a stringere un proficuo sodalizio con Taylor Deupree – per la cui 12k è uscito Reihen e coautore per la stessa label del recente Skal_Ghost – nuovamente presente in cabina di regia per la realizzazione di Sinter.

Combinando modulazioni  morbide, sottili bordoni e screziature di intensità variabile, il musicista teutonico propone un’alternanza dinamica di itinerari conclusi e intermezzi dalla durata stringata, capace di costruire un universo risonante al tempo stesso tattile e tendente alla dimensione onirica. Attraverso una pratica consolidata nel corso degli anni, ciò che viene strutturata è una sequenza di ambienti elettronici profondamente stimolante, che senza attrito passa da stratificazioni nervose (Fern) e frammenti dissonanti (Lithh) a progressioni dense pervase da grana spessa (Gitter) e saturazioni oscure scandite da variazioni minime (Muster) fino a diluirsi in ipnotiche distese luminescenti (Wendung).

È uno scenario trasognato, a tratti sinuosamente allucinato, che rapisce per la sua vividezza  e per la tavolozza sonora brillante carica di sfumature e dettagli.

Arovane & Mike Lazarev “Aeon”

[eilean]

Notturne divagazioni armoniche che sbocciano divenendo atmosferiche derive in cui sogno e realtà trovano virtuoso equilibrio. È ancora una volta un lavoro collaborativo a generare un punto sulla mappa in definitivo completamento curata dalla eilean rec., sodalizio che vede congiungersi i percorsi artistici di Mike Lazarev e Uwe Zahn/Arovane che si erano precedentemente incrociati per dare origine ad uno dei singoli estivi promossi lo scorso anno dalla canadese Moderna Records.

Da tale incontro scaturisce la creazione di un evocativo universo narrativo che vede espandersi l’essenziale pianismo del musicista londinese attraverso l’inclusione di risonanze ambientali colte in fase di registrazione ed esaltate dal lavoro di rimodulazione gestito da Zahn. Il lirismo melodico scaturente dallo strumento si ritrova così ibridato da tessiture granulose e lasciato libero di riverberare su fondali flebilmente vibranti generando traiettorie sonore pervase di ammaliante mistero capaci di dare diverso corpo ad un minimalismo compositivo altrimenti sicuramente meno accattivante.

Un connubio sinuosamente avvincente condensato in un’ulteriore affascinante tappa di un progetto ormai quasi giunto al termine.

darren mcclure and arovane “nest”

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Materiche spirali create sommando e manipolando particelle elementari di suono, crepitanti grovigli ottenuti attraverso un attento lavoro di stratificazione. Dopo essersi ritrovati a condividere insieme a Porya Hatami l’individuazione di un punto sulla mappa eilean, Darren McClure e Uwe Zahn aka Arovane rinnovano il loro sodalizio artistico tracciando un comune percorso esplorativo incentrato sulle possibilità della sintesi granulare.

Sono microuniversi organici densi di sfumature e dettagli quelli plasmati dai due artisti, combinazioni alchemiche di schegge selezionate e stravolte fino a divenire complesse nebulose risonanti create dalla continua intersezione dei suoni. Ogni traccia definisce un ambiente peculiare, dichiarato nell’essenzialità del titolo a cui fa da riscontro una struttura sonica intricata che si muove attraverso atmosfere cupe e inquiete (“Burrow”, “Cavity”) e scabrose rarefazioni riverberanti (“Scrape”, “Sphere”).

Ne nasce una dilatata deriva lungo paesaggi alieni, indefinibili eppure plausibili, un’immersione totalizzante in un vortice sensoriale vivido e tangibile.

arovane & hior chronik “in-between”

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“In-between” è il fruttuoso risultato dell’incontro di due diverse istanze musicali tendenti al raggiungimento di atmosfere similari. Da una parte troviamo Uwe Zahn aka Arovane, musicista tedesco ritornato da qualche anno a produrre musica, dall’altra il talentuoso compositore greco Hior Chronik ,che nel corso di questo 2015 ha realizzato il suo splendido disco d’esordio “Taking the veil”. I due si sono ritrovati a Berlino e il disco è il risultato di una serie di sessioni in studio all’insegna dell’improvvisazione, che costituiscono un viaggio onirico in cui la raffinata componente elettronica di Arovane si amalgama e si ricompone attraverso le atmosfere morbide e cinematiche tipiche della produzione di Chronik.

Droni, field recordings e manipolazioni sintetiche si intrecciano con le note di piano e il suono degli strumenti a corde (splendida la collaborazione di Aaron Martin in “Past Creates The Future”) dando vita di volta in volta a momenti di differente umore. Si passa così da brani caratterizzati da suoni estremamente rarefatti e da una persistente stasi (“A Day, November 2013”, “Pendel” o “Relief”) a composizioni in cui le pulsazioni ritmiche si pongono come elemento dominante (“Wunderland”,  “A winter Day”). Non mancano sprazzi granulosi dall’incedere più oscuro (“Plennt Road” e la conclusiva “Velvve”), che arricchiscono ancor di più il vasto catalogo sonoro  del disco.

Un ambient elegante ed etera che ha come costante l’atmosfera sognante e che è totalmente incentrato sulla capacità di trovare una sintesi equilibrata tra due differenti modi di scolpire i suoni.

porya hatami “phonē to logos”

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È un percorso che descrive uno sviluppo artistico quello proposto da Porya Hatami in “Phonē to logos”, accogliendo la richiesta della Audiobulb Records. Il modo in cui con costanza le coordinate sonore si sono evolute arricchendosi viene narrato dal sound artist iraniano attraverso una raccolta di tracce scritte durante la realizzazione dei suoi dischi personali e quelli condivisi.

Il flusso risultante denota come l’equilibrata miscela di modulazioni elettroniche e field recordings  si sia gradualmente trasformata passando da un’ambience luminosa ricca di tenue nuances e costellata da frammenti melodici (“Pomegranates”, “Dawn”) a trame sempre più caratterizzate da frequenze dissonanti (“Parachute”, “Color bars”) o da un’evanescenza dominante (“One way”, “Inexistence”), fino a giungere alla costruzione di paesaggi più ruvidi e oscuri in collaborazione con Uwe Zahn aka Arovane (“Ee nn ee”, “Palais”) e con Artificial Memory Trace (“_Sketch”).

Un viaggio interessante che lascia emergere con evidenza la graduale maturazione di Hatami e il costante ampliarsi della sua tavolozza sonora ed emozionale.

zahn | hatami | mcclure “veerian”

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Paesaggi immaginari mutevoli e sconfinati restituiti attraverso una narrazione sensoriale che trascende il mero dato fisico. Il punto 32 sulla mappa Eilean è frutto  della collaborazione tra tre artisti geograficamente distanti e usualmente inclini a coordinate sonore differenti anche se mirate verso obiettivi affini.

Le sperimentazioni elettroniche del tedesco Uwe Zahn aka Arovane, l’ambience atmosferica dell’iraniano Porya Hatami e le tessiture materiche dell’inglese trapiantato in Giappone Darren McClure  si fondono in una sintesi che, pur mantenendo tracce delle relative specificità, genera un percorso totalmente nuovo. Nella prima parte del lavoro prevale una tendenza verso sonorità concrete declinate attraverso trame granulose (“Veerian”) o flebili screziature (“Vooon”, “Vhaundt”) che si dipanano su fondali nebbiosi e persistenti. La sognante morbida fluidità di “Vhandaan”, caratterizzata da flebili e vaporose melodie di piano, conduce il disco verso atmosfere più evanescenti all’insegna di modulazioni sempre più astratte e meditative che nel loro incedere lieve accolgono trame crepuscolari e frammentarie linee di pianoforte (“Veeland”), accenni melodici misti ad interferenze materiche (“Velbb”) e obliqui innesti organici (“V-Modal”).

Un incontro di certo fruttuoso, capace di creare attraverso un’eterogeneità di approccio una materia nuova e cangiante che certamente introdurrà nuove coordinate nei percorsi artistici dei suoi tre autori.