Francis Gri   “Lieve”

[krysalisound]

Dieci delicate istantanee per dare forma ad un’oasi di infinita serenità. Rinunciando ad ogni sovrastruttura stringente, Francis Gri si affida interamente alla sua sensibilità melodica e alle emozioni del presente per plasmare il suo nuovo tracciato ambient, itinerario agrodolce proiettato a definire una placida sequenza di paesaggi sonori di cristallina bellezza.  Affiancando all’abituale chitarra e piano elettrico un ventaglio ampio di ulteriori strumenti acustici, Gri amplia qui la propria tavolozza elettroacustica, imperniata sull’utilizzo di effetti e l’ibridazione con flebili field recording, inseguendo soluzioni formali cangianti. Costanti del viaggio proposto sono una dimensione onirica avvolgente – palesata fin dal titolo della traccia di apertura – e un’atmosfera autunnale – emblematica la foto di copertina -che mettono l’album in diretta relazione con alcuni predecessori quali “Fall And Flares” e “Flow”.
“Lieve” è un lavoro che alterna lucentezza e ombre morbide, un territorio capace di coniugare leggerezza armonica e frequenze ruvide sfiorando declinazioni dissonanti (“Blu assente”) e cupa solennità (“Ruggine sacra”) fino ad arenarsi nel cullante incedere di una infinita risacca pianistica (“Tra le porte”).  Un rifugio aurale accogliente.

James Murray & Francis M Gri “Remote Redux”

[ultimae]

Sospesi in un limbo in cui il tempo e la distanza si dissolvono proiettando lo sguardo verso un infinito inafferrabile.  Si focalizza attorno al valore positivo dello spazio vuoto e della memoria la fusione dei tracciati sonori di James Murray e Francis M Gri, incontro ineludibile in considerazione di un’affinità che li ha più volte portati a pubblicare l’uno i lavori dell’altro, vicinanza di pensiero che si muove lungo traiettorie differenti qui rivelantesi pienamente compatibili e assonanti.

Dall’intreccio gestito in remoto tra le vaporose trame sintetiche plasmate da Murray e le cristalline risonanze armoniche cesellate da Gri scaturisce un’avvolgente marea di dense tessiture in lento e costante dipanarsi, un vaporoso torrente che scorre libero dalla forza di gravità per disegnare un paesaggio ammaliante in cui perdersi. Tra le pieghe di questa amniotica deriva, divisa in sei dilatati movimenti, emerge sinuosa un’aura malinconicamente meditabonda  sospinta dal placido fluire di correnti che a tratti si vestono di un’ombra di inquietudine e a cui fa eco la brillante luminosità di essenziali stille pianistiche e atmosferiche modulazioni chitarristiche.

Un viaggio sonico profondamente evocativo che incanta per la sua grazia e l’esattezza con cui si compie la sintesi tra due sensibilità artistiche complementari.

francis m. gri “apart”

[whitelabrecs]

cover

Raggiungere un approdo certo per potersi voltare indietro a contemplare il passato, a raccogliere frammenti da ricombinare alla luce del presente.  È da un lavoro di ricerca all’interno del proprio archivio che ha origine il nuovo album di Francis M. Gri, disco che non a caso trae la sua denominazione dall’alias che ha segnato la prima svolta sonora del musicista d’istanza a Milano.

Il processo di ripescaggio e rimodulazione del materiale risalente a più di dieci anni fa conduce alla formulazione di tre lunghi itinerari emozionali costruiti intrecciando sinuosi bordoni  in espansione e tracciati armonici derivati da reiterati movimenti elettroacustici. L’iniziale “In this room”, a prescindere dalla sua preminente durata, rappresenta il capitolo più corposo del viaggio evolvendo come una scia mesmerizzante apparentemente priva di soluzione di continuità capace di condurre verso territori agrodolci in cui riverberano contemporaneamente tutte le diverse dimensioni espressive esplorate da Gri. Più aderenti alle atmosferiche risonanze ambientali della sua ultima produzione si rivelano invece gli ulteriori due tracciati, segnati dal riverberare nostalgico di ovattate risonanze e luminose frequenze in lenta mutazione.

“Apart” dischiude un varco che conduce verso avvolgenti paesaggi sospesi nel tempo, un ambiente vibrante in cui passato e presente si fondono proiettandosi verso un possibile futuro.

francis m. gri “fall and flares”

[krysalisound]

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La dolce malinconia di una stagione pervasa da un intimismo struggente condensata in contemplative  visioni dai toni delicatamente vividi. Prosegue la sua opera di fine scultore di suggestive  istantanee ambientali Francis M. Gri firmando il suo nuovo lavoro interamente dedicato alla poesia dell’autunno.

Le vaporose trame elettroacustiche che informano le cinque tracce dell’album, ponendosi nella scia delle atmosfere sognanti del precedente  “Flow” ne approfondiscono ed espandono la componente melodica aprendosi maggiormente verso territori definiti soprattutto da fragili risonanze armoniche che lasciano in secondo piano l’espandersi di flebili ed evanescenti persistenze dall’andamento ipnotico.

Ad introdurci in questo vibrante universo è la sinuosa grazia delle eteree tessiture interpolate da frammenti naturali di “Failed sunset” che si spegne cedendo il passo alla luminosa nostalgia di “Counting leaves” fatta di placide stille pianistiche che scivolano su striature finemente granulose. Le minimali note dello strumento, dopo la cullante parentesi delle ostinate reiterazioni di “Horizon is waiting”, tornano a riemergere cristalline combinandosi  al soffio umbratile di “Grey over my shoulder” e alla onirica espansione delle languide modulazioni di “We are fading dreams”.

Un’appassionata immersione in un mare di infinito lirismo.

giulio aldinucci & francis m. gri “segmenti”

[krysalisound]

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Spirali emozionali impetuose che emergono dirompenti da uno stagnante mare di inquietudine. Segnato dai tragici eventi della storia recente, l’incontro tra Giulio Aldinucci e Francis M. Gri è pervaso da un senso di costante e profondo turbamento che pervade nella quasi sua interezza i quasi cinquanta minuti di “Segmenti”.

Liquidi fondali all’insegna di una glaciale solitudine e luminosi intrecci melodici si incrociano ricorrentemente concretizzandosi  in trame elettroacustiche che malgrado una ruvida e costante cupezza di fondo riescono a trovare inattese ed ariose aperture che ne stemperano il tono imperante.

Un soffio oscuro e minaccioso lentamente si dilata in riverberanti modulazioni,  sulle quali si adagia una flebile e dolente linea vocale (“Faglie”) che conduce gradualmente verso dissonanti e metalliche frequenze improvvisamente interrotte da una sinuosa deriva meditativa attraverso ricordi di un passato perduto (“Remnants”). Da qui si giunge ad un materico e veemente crescendo striato da sognanti stille chitarristiche (“Magma”) la cui ruvidezza si riversa in enfatiche persistenze dalle quali provano invano a liberarsi armoniose e naturalistiche riprese ambientali (“Anchor”) prima di stemperarsi nel plumbeo flusso dall’incedere ipnotico ed inesorabile che conduce alla conclusiva quiete (“Divisi”).

È nella complessa e continua alternanza tra toni contrastanti che si sprigiona la forza di questa interessante sintesi tra gli universi affascinanti di due talentuosi plasmatori di paesaggi sonori.

francis m. gri “flow”

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Una delicata raccolta di impressioni e sensazioni che nascono dalla semplicità della vita quotidiana. Hanno un’immediatezza e un senso di fragile poesia le sette istantanee tracciate da Francis M. Gri  nel suo nuovo lavoro solista, un disco dalle atmosfere intime e rarefatte che costruisce un flusso libero e silente.

Flebili persistenze e screziature finemente granulose costituiscono il fondale vaporoso sul quale si adagiano frammenti melodici declinati attraverso sognanti partiture di chitarra o riverberanti note di piano, diluiti senza incastri in rigide strutture. Il suono nel suo procedere asseconda l’estemporaneità dei momenti narrati imprimendosi in modo vivido e profondo. C’è una velata malinconia priva di ombre che attraversa costantemente le tessiture elettroacustiche disegnate da Gri, un senso di dolce solitudine che scaturisce da un errare intimista a cui abbandonarsi languidamente.

Gri + Mosconi “Between ocean and sky”

[slowcraft records]

between ocean and sky - cover (500x500)

Un intenso torrente emozionale che scorre senza sosta incastrato tra la misteriosa profondità del mare e l’insondabile leggerezza del cielo, generato dalla fusione di traiettorie creative dissimili eppure convergenti. È un incontro nato con premesse differenti e adesso tramutato in percorso condiviso quello che unisce Francis M. Gri e Federico Mosconi, artisti dediti alla costruzione di rarefatti paesaggi sonori dal pronunciato portato evocativo.

Intrecciando evanescenti frequenze sintetiche e fragili trame melodiche, Gri e Mosconi costruiscono sinuose strutture in costante divenire che offrono un’estesa gamma di varianti definendo un tracciato ambientale denso e pervaso da molteplici sfumature. Dalla modulazione di persistenze nebbiose, luminose scie droniche, essenziali fraseggi pianistici e flebili correnti granulose emergono gradualmente avvolgenti visioni di territori dai tratti indefiniti eppure intensamente avvertibili, ambienti sensoriali vividi in cui perdersi guidati dalla morbidezza del suono.

Un’affascinante fusione di istanze complementari cristallizzata in un immaginifico incedere privo di momenti di attenuazione.

Emanuele Errante   “Shapes”

Luci, ombre, sfumature, dettagli. Un’immagine enigmatica, apparentemente essenziale, ma che in realtà si mostra densa di elementi che ne definiscono la forma senza svelare il mistero del suo contenuto. Esiste una chiara assonanza tra la natura del suono e la foto di copertina  del nuovo lavoro di Emanuele Errante, istantanea catturata dallo stesso musicista e non a caso proposta come eco visiva di questa sua prima autoproduzione.

Le quattro tracce inedite contenute in Shapes – registrate da Luigi Ferrara un anno fa durante un live al Teatro Sala Pasolini di Salerno e masterizzate da Francis Gri – rappresentano infatti altrettanti modi di connettere fonti sonore differenti per strutturare narrazioni in costante sviluppo, densamente particolareggiate ma prive di una definizione chiusa. L’intersezione di modulazioni sintetiche, droni, field recordings e stille armoniche è orientanta piuttosto alla creazione di un ambiente d’ascolto immersivo in cui calarsi ricercando stimoli sensoriali cangianti. Le correnti crepitanti di Introspection danno forma ad una spirale sonica a cui è affidato il compito di proiettare con decisione l’ascoltatore nell’universo aurale seguente. Paesaggi emozionali  di blanda matrice new classical (Circulus) si riversano in una deriva ambient crepuscolare carica di inquietudine (Squared Corners) per sfociare in un dilatato alternarsi di scenari in cui il dialogo tra le parti si fa obliquo fino al quieto, definitivo dissolversi (Retrospection).

Il processo compositivo indagato da Errante dimostra nell’abbondante mezz’ora di durata dell’album un grande potenziale dal quale certamente avranno origine ulteriori tracciati profondamente suggestivi.

James Murray “Careful Now”

[Home Normal]

È suono che fluisce dal sentimento nutrendosi dei suoi contrasti, della sua irruenza e profondità quello plasmato da James Murray, un distillato emozionale in lento e graduale sviluppo che avvolge e rapisce. Tale inclinazione – punto di forza del verbo ambient proposto dal musicista inglese –  viene rinnovata con immutata grazia nel nuovo itinerario che giunge a ben tre anni dall’ultima pubblicazione solista. Non è stato comunque uno iato silenzioso considerate le numerose collaborazioni apparse nel mentre, lavori sinergici che lo hanno visto affiancarsi a Stijn Hüwels (Silent Vigils),  Mike Lazarev, Francis M. Gri e Ian Hawgood (Slow Reels), curatore della Home Normal e autore del mastering.

“Careful Now” è ancora un insieme di luci accecanti e ombre nette, suoni sintetici sinuosi e grana fine intersecate con perizia per dare vita a traiettorie indomite che scavano incessantemente  fino a definire paesaggi aurali intrisi di malinconico romanticismo. Il contrasto tra droni caldi e risonanze basse, le screziature che incidono le correnti calde di synth rendono vitali le spirali armoniche rivelando una struttura tutt’altro che banale, espressione del talento compositivo di Murray. Ciò che si dischiude è una distesa confortevole, un oceano sonico accogliente e rigenerante in cui immergersi senza riserve. Semplicemente emozionante.

Jorge Moniz   “Cinematheque”

[2020 Editions]

Non commenti per immagini in movimento, ma suoni ispirati al mondo del cinema, in particolare al lavoro di alcuni registi e compositori . È questa la premessa  – ben evidenziata dalla scelta del titolo – del terzo album di Jorge Moniz, artista portoghese di area jazz incline all’intersezione di generi differenti, attitudine testimoniata dal suo interesse accademico per l’etnomusicologia e la realizzazione appunto di musica per il cinema.

In “Cinematheque” il musicista propone un itinerario introspettivo di matrice modern calssical, incline ad un certo minimalismo ed incentrato su partiture cameristiche che hanno nella voce del pianoforte il loro centro imprescindibile. Ad accompagnarlo troviamo un quartetto d’archi – Jorge Vinhas  e Francisco Ramos ai violini, Eurico Cardoso alla viola e Emídio Coutinho al violoncello – e la clarinettista Ana Rita Pratas, prezioso ensemble capace di esaltare una scrittura raffinata orientata alla definizione di trame cariche di emotivo trasporto. Il trittico in apertura esemplifica perfettamente questa idea formalizzandola in una successione di narrazioni elegiache che vedono i fraseggi dello strumento di Moniz dialogare in modo intenso.

Lungo la scaletta trovano posto anche richiami alla tradizione musicale portoghese – avvertibili in modo netto nell’incipit di  “Tralhoada”, che contiene un estratto da una raccolta dell’etnomusicologo Michel Giacometti,  e nell’arrangiamento di “Tejo Grito e Lamento” – e la compiuta forma canzone di “Dreams” impreziosita dal canto di Inês Jacques. Dalla somma di questi elementi scaturisce un avvolgente viaggio in musica all’insegna di una bellezza armonica cristallina, specchio di una capacità compositiva virtuosamente ibrida.