Gareth Davis “In Vivo”

[IIKKI]

Una lunga suite in sei movimenti a commento di scene in bianco e nero estratte dalla grigia realtà delle prigioni giovanili. Parte dal lavoro fotografico di Klavdij Sluban – documentazione portata avanti a partire dal 1995 – il nuovo dialogo audio-visivo promosso dalla IIKKI di Mathias Van Eecloo che vede Gareth Davis autore della parte sonora. Guidato in cabina di regia dall’esperienza di Giuseppe Ielasi, il compositore e clarinettista di stanza ad Amsterdam è affiancato nella stesura di questa ideale colonna sonora per immagini statiche da un piccolo ensemble formato da Robin Rimbaud/Scanner, Steven R. Smith e Rutger Zuydervelt/ Machinefabriek.

Introdotta da modulazioni sintetiche irregolari che rimandano a certe atmosfere di Christian Fennesz, la trama sonora ideata da Davis è un avvolgente flusso elettroacustico in graduale, lento sviluppo guidato dalla voce degli strumenti acustici. Le prolungate risonanze del clarinetto basso si insinuano tra le tessiture elettroniche (“In Vivo I”) fino ad azzerarle e diventare faro di una materia ammaliante intrisa di echi mediorientali e scandita da inserti ambientali e ipnotici bordoni (“In Vivo II”, “In Vivo III”). La seconda metà del lavoro si tinge di toni oscuri inabissandosi in un notturno strisciante che infine sfocia in una distesa di frequenze ruvide, distorte fino a tramutarsi in scia rumorosa in dissolvenza. È l’ampio spettro delle inquietudini dei luoghi rappresentati nella sequenza fotografica ad essere rappresentato dalla composizione, un viaggio in musica nella profondità di un tribolante universo interiore.

Frédéric D. Oberland “Même Soleil”

[IIKKI]

Un profondo portato sinestetico è un’iattitudine pressoché  inevitabile nella pratica sonora di Frédéric D. Oberland. Oltre ad essere un talentuoso fotografo autodidatta, il polistrumentista francese è stato più volte autore con gli ensemble di cui è parte (Oiseaux-Tempête, FOUDRE!) di commenti sonori per pellicole cinematografiche. Appare quindi perfettamente coerente la sua presenza all’interno della serie di pubblicazioni audio-visive curate da IIKKI.

Malgrado, come detto, sia egli stesso un abile creatore di immagini, il suo coinvolgimento qui è relegato alla costruzione del tracciato sonoro, mentre  la parte fotografica è stata affidata a Gaël Bonnefon. Il lavoro rappresenta la terza opera solista di Oberland ed evidenzia un netto ampliamento della sua tavolozza di droni, field recordings e modulazioni sintetiche grazie all’innesto di ampie partiture acustiche.  La voce di flauti e sassofoni, sezioni ritmiche definite e trame chitarristiche definiscono così un universo elettroacustico caleidoscopico nutrito ulteriormente da viaggi e contatti con culture esotiche. Questa miscela di istanze diverse si rivela evidente fin dalla traccia di apertura (“Augures”), vero e proprio viaggio verso oriente costellato da cambi di intensità che modulano uno sviluppo altrimenti orizzontale del suono. I medesimi echi si irradiano dal successivo dittico che confluisce da spirali elettroniche (“Quatre Épaves D’Acier”)  verso flussi vocali altrettanto vorticosi (“En Cercle Immergé”).

All’interno di questa torre di Babele sonora non mancano visioni cosmiche proiettate verso abissi insondabili (“À Notre Nuit”) che rendono ancor più ammaliante l’itinerario proposto. Di questo immaginario ibrido le immagini di Bonnefon – con i loro colori acidi, a tratti violenti  e la grana marcata ad evidenziare un processo alchemico/analogico – rappresentano un’esatta traduzione visiva capace di rendere totale la fusione tra le due dimensioni sensoriali affini. Il risultato è una suggestiva immersione in risplendenti attimi di straordinaria quotidianità.

Observatories “Flowers Bloom, Butterflies Come”

[IIKKI]

Un delicato inno al risveglio primaverile, il tenue stupore di fronte allo spettacolo della natura che rinasce. Si presenta delicato e fragile il nuovo capitolo della collana audiovisiva curata da IIKKI, affidato alla sensibilità di due navigati cesellatori elettroacustici quali sono Ian Hawgood e Craig Tattersall e allo sguardo ammaliante della fotografa giapponese  Miho Kajioka.

Dal dialogo tra i tre artisti chiamati in causa, ideale ponte tra i vapori dell’algida Inghilterra e il silenzio contemplativo del Sol Levante,  scaturisce una quieta deriva fatta di melodie acustiche sussurrate, permeate da frequenze analogiche che conferiscono consistenza materica  ai paesaggi disegnati. Cinque lunghi piano sequenza dallo sviluppo sinuoso strutturano la parte aurale del lavoro dando origine ad un placido flusso ipnagogico, al tempo stesso itinerario autonomo pienamente compiuto e perfetto commento sonoro delle fotografie di Kajioka.

Una preziosa celebrazione delle bellezza racchiusa nel vivere quotidiano.

Toàn “Volta No Vento”

[IIKKI]

Un soffio soffuso che si espande sinuoso disegnando vaporose scie in quieta evoluzione. È un confronto audio-visivo, che ha il suo tratto comune nella persistente grana che incide suoni ed immagini, quello che vede accostate le trame elettro acustiche di Anthony Elfort  aka Toàn e le fotografie di Gilles Roudière, intersezione artistica da cui nasce la nuova, come sempre bipartita, pubblicazione curata dalla IIKKI di Mathias Van Eecloo. Un’edizione anomala questa, che vede la componente aurale divisa in due distinti e diversi formati fisici.

Fragili ed essenziali nuclei armonici, che navigano su rarefatti fondali dalla marcata consistenza materica, sviluppano dodici delicati bozzetti dall’atmosfera coerente e coesa pensati per essere adeguato commento sonoro della evocativa sequenza di istantanee creata da Roudière. Assecondandone il silente portato immaginifica, le tessiture risonanti disegnano diafani paesaggi emozionali rappresentati attraverso scarni tratti impressionistici che rimandano all’universo sonoro caro a Taylor Deupree (e a coloro che rientrano nel circuito della sua prestigiosa etichetta), non  a caso qui presente in cabina di regia.

È un andare colmo di delicato incanto, tenuamente umbratile, in cui frammenti concreti, echi ambientali e micro-traiettorie acustiche si compenetrano generando un ipnagogico flusso sensoriale.

Akira Uchida “Sasanami”

[IIKKI]

La bellezza delle piccole cose in cui si rispecchia la virtuosa armonia tra uomo e natura, invisibili dettagli che si tramutano in luminoso stupore. Dalle trame risonanti di Akira Uchida e dalle immagini artigianali di Masao Yamamoto si irradia un identico amore per gli elementi semplici, per le linee sinuose e i colori accuratamente bilanciati, un’affinità marcata resa palese dall’incontro delle visioni dei due artisti promosso dalla nuova pubblicazione curata da IIKKI.

Innervata sulle affascinanti trame di un clavicordo auto-costruito e sui vaporosi fraseggi del sassofono soprano, suo primo strumento d’elezione, la tessitura musicale di Uchida  si dipana delicatamente lieve e profondamente meditabonda, cristallizzata in due lunghi flussi di identica durata impreziositi dal contributo magico/narrativo affidato all’ammaliante vocalità della figlia d’arte Miu Sakamoto. Sono scie armoniche che scorrono fluide, interpolate da morbidi echi ambientali e guidate di volta in volta da una delle tre componenti fondanti , emozionali peregrinazioni in costante equilibrio tra una matericità flebile eppure sempre avvertibile e un’aura onirica che ottunde i sensi, perfettamente riecheggiata dalle foto scattate, lavorate e stampate da Yamamoto, veri e propri scrigni colmi di enigmatica bellezza.

Un seducente universo di minuti segni capaci di rivelare un mondo elegiaco e sfuggente.

Seabuckthorn “Through A Vulnerable Occur”

[IIKKI]

Contemplative flussi che si espandono lievi come tracce di ricordi che delicatamente riaffiorano. Diviene sempre più rarefatto l’universo sonoro plasmato da Andy Cartwright sotto lo pseudonimo Seabuckthorn, assecondando un evidente spostamento verso una dimensione sonora atmosferica che gradualmente si è distaccata dalla polverosa epicità pervasa di rimandi all’occidente americano che ne caratterizzava gli esordi.  

Affiancati dalle fotografie dell’artista australiana Sophie Gabrielle, che con la sua raffinata monocromia costruisce un immaginario densamente simbolico, i tracciati del musicista inglese configurano astratti paesaggi disegnati attraverso l’utilizzo di espanse risonanze estratte dalla chitarra utilizzando l’archetto e rimodulazioni sintetiche delle sue frequenze. A ciò si aggiungono le trame di strumenti a corda provenienti da diverse tradizioni e, in due delle tracce, la suggestiva voce del clarinetto di Gareth Davis che perfettamente si inserisce nelle evanescenti tessiture di Cartwright.

Quel che ne risulta è una evocativa immersione in territori privi di concreti riferimenti spazio-temporali, meditabonda peregrinazione tra suoni ed immagini ricchi di ammaliante mistero.  

Offthesky & The Humble Bee “We Were The Hum Of Dreams”

[laaps]

Eco distante di vaporose immagini sospese in un limbo in cui il trascorrere del tempo perde consistenza. A meno di un anno di distanza dalla loro prima collaborazione, tornano ad incrociarsi le strade di Jason Corder e Craig Tattersall per dare forma ad un nuovo condiviso flusso che vede fondersi  i rispettivi progetti solisti.

Slegata dalla componente visuale che accompagnava la pubblicazione realizzata per IIKKI, questa nuova traiettoria riparte ed espande il territorio sonico precedentemente esplorato spingendolo verso orizzonti sempre meno ibridi, definito da una preminente componente acustica che definitivamente rinuncia alle interferenze sintetiche inglobando solamente polverose reiterazioni analogiche.

Accantonate le tessiture degli archi che arricchivano le tracce di “All Other Voices Gone, Only Yours Remains “, a plasmare gli ammalianti paesaggi atmosferici disegnati da rarefatte trame armoniche in lento sviluppo sono adesso i soli Corder e Tattersall, a cui si aggiungono solamente i contributi vocali di Rin Howell e le incursioni del sax di Cody Yantis. Ne scaturisce un onirico torrente risonante, pervaso da placida malinconia, che lentamente si snoda tra evanescenti visioni che vibrano in un quieto mare di calda luce nel quale rimanere in ascolto del rumore dei sogni.

Stephen Vitiello & Molly Berg “I Drew A Fish Hook, And It Turned Into A Flower”

[IIKKI]

Galleggiare su scenari stranianti ricchi di vividi dettagli estrapolati dalla realtà per divenire autonoma narrazione di un universo possibile. Dopo un lungo frangente si rinsalda il sodalizio artistico tra  Stephen Vitiello e Molly Berg,  collaborazione di lunga data e dalla cadenza diluita tesa questa volta a dare vita ad una traiettoria sinestetica plasmata seguendo le suggestioni visive scaturenti dal lavoro fotografico di Jake Michaels.

Affidandosi alla consueta attitudine improvvisativa volta ad incastrare risonanze acustiche e sinuose modulazioni ambientali, pratica che qui si arricchisce del fecondo contributo di ulteriori musicisti (Justin Alexander, Jennifer Choi, Marcus Fischer e Mike Grigoni), i due autori americani modellano quattro atmosferici movimenti dallo sviluppo vaporoso e dilatato. Riecheggiando le evocative geometrie e i colori accesi emergenti tra ombre nette che connotano il lavoro di Michaels, i flussi risonanti plasmati da questo piccolo ensemble si sviluppano come densi tracciati in placida e costante mutazione, capaci di accogliere graduali virate verso orizzonti inattesi.

Un vagare quieto attraverso immaginifiche visione urbane.

The Humble Bee & Offthesky “All Other Voices Gone, Only Yours Remains”

[IIKKI]

Sbiadite istantanee sonore che si affiancano e sovrappongono a manipolate immagini sospese nel tempo, testimonianza fragile e polverosa del delicato scorrere del tempo. È un inno all’impermanenza, alla trasformazione lenta ed inarrestabile della vita ciò che informa il nuovo dialogo sinestetico promosso da IIKKI, incontro che vede fondersi la narrazione visiva di Nieves Mingueza e la sensibilità musicale di Craig Tattersall/The Humble Bee e Jason Corder/Offthesky.

Blandi soffi sintetici che si espandono sinuosi si intrecciano ad impulsi analogici e trame armoniche, arricchite attraverso l’ausilio delle tessiture acustiche di una piccola orchestra coinvolta per completare il confronto a distanza tra i due musicisti, generando figure sfuggenti che gradualmente prendono forma senza mai giungere a completezza. Perfetta eco di questo moto emozionale è rappresentata dalle immagini costruite dall’artista spagnola d’istanza a Londra, ammaliante susseguirsi di corpi e paesaggi spesso volutamente indefiniti e fuori da qualsiasi collocazione temporale.

Un itinerario parallelo affascinante e profondamente in sintonia, capace di aprire una toccante finestra su una dimensione che va oltre il presente.

Aries Mond “Cut Off”

[IIKKI]

Sparuti tratti che placidamente disegnano l’insospettabile incanto di attimi di vita ordinaria. Prosegue lungo la rotta dell’essenziale, della delicata rarefazione, il tracciato artistico di Boris Billier sotto l’alias Aries Mond, percorso che dopo l’onirica deriva naturalistica dell’esordio si rivolge adesso alla definizione di un ambiente urbano che trae ispirazione dal lavoro fotografico di Dmitri Markov che accompagna questa nuova tappa audio visiva curata da IIKKI.

Echi ambientali e voci convulse si sommano alle dilatate stille pianistiche che morbidamente si espandono su flebili fondali di frequenze crepitanti originando desaturate scene pervase da un’emozionalità vivida. Un andamento placido, quasi sempre ridotto a breve visione, che coniuga un’atmosfera spesso surreale ad una dimensione tattile attutita ma sempre presente, a tratti scandita da oblique scansioni ritmiche. Ogni traccia, con i suoi intrecci di melodia e rumore, appare come la cristallizzazione di un dettaglio estrapolato dal contesto per divenire amplificato frammento evocativo capace di raccontare una realtà sfuggente ad occhi distratti, la stessa sapientemente catturata dal fotografo russo utilizzando come unico mezzo il suo iphone.

Un delicato racconto di suono ed immagini capace di trovare profondo lirismo lì dove usualmente non si andrebbe a cercare.