Saso / K. Corcoran “Threshold”

[melted snow]

Una fine da cui scaturisce un nuovo inizio. Affrontando la perdita del padre, Jim Lawler si ritrova a riflettere insieme al solidale Ben Rawlins sullo scorrere dell’esistenza e da tale confronto scaturisce prepotente l’esigenza di trovare nuova linfa che possa rivitalizzare il loro condiviso progetto Saso. Il sesto disco del duo irlandese segna così un deciso cambio di rotta che si nutre del fecondo contributo del compositore Kevin Corcoran con cui avevano già avuto modo di collaborare nel precedente “Mysterium”.

Affidandosi  ad un flusso strumentale fatto di malinconiche armonie in languida espansione, i tre musicisti definiscono un meditativo tracciato emozionale scandito dalle enfatiche movenze degli archi che accompagnano essenziali melodie pianistiche e sinuose movenze ibridate da innesti sintetici. Il suono scorre lieve, quasi senza peso eppure saturo di una flebile ed indissolubile gravità che rispecchia la tensione da cui il lavoro scaturisce.

Una ripartenza colma di prepotente lirismo.

Paolo Sanna Okra Percussion Project “Segni”

[Minimal Resource Manipulation]

Ampliare i propri orizzonti attraverso una costante sperimentazione di mezzi e tecniche, così come affidarsi al confronto con altri artisti a lui congeniali per trovare nuovi stimoli sono punti fermi dell’infaticabile percorso di ricerca di Paolo Sanna. Non sorprende quindi trovarlo in veste di ideatore di un progetto collettivo orientato per l’appunto all’esplorazione delle possibilità timbriche delle percussioni svolta affidandosi alla libera improvvisazione.

Il punto di partenza di questa nuova pubblicazione dell’Okra Percussion Project è lo studio condotto su un tamburo tradizionale cinese di 33 cm dal quale nasce una partitura grafica intesa a divenire canovaccio condiviso. In realtà “Segni” nasce quindi da un processo solo parzialmente libero, poiché i musicisti coinvolti sono stati invitati ad interpretare questa annotazione  – a dire il vero poco limitante – con laa raccomandazione di suonare in acustico, limitando le sovraincisioni ed includendo gli echi ambientali delle location di registrazione.

Ciò che prende forma è una sequenza di tracciati percussivi free-impro generati da una gestualità misurata, di scenari essenziali disegnati attraverso il ricorso ad una strumentazione minima fatta oggetto di tecniche estese. Stridori, risonanze metalliche, ribollii legnosi danno origine a scenari lowercase profondamente materici capaci di sfuggire totalmente alla sorgente tramutandosi nel fruscio del vento o nel battere della pioggia, assumendo le sembianze di mantra ipnotici e micro-universi  che dialogano in modo fitto col silenzio.

Una prova corale suggestiva condivisa con Matt Atkins, Quentin Conrate, Kevin Corcoran, Francesco Covarino, Giacomo Salis da assaporare affidandosi alla purezza dei sensi.