
Ripercorrere i luoghi della propria vita, estrarne il soffio vitale e le sensazioni impresse nella memoria per farne condiviso canto emozionale. A poco più di un anno di distanza dalle sinestetiche istantanee di “Technicolor Dreams”, Angelo Guido modella una nuova immersione sensoriale scandita da risonanze scrupolosamente catturate lungo i bordi di un territorio familiare ed evocativo per divenire indelebili tracce di memoria.
Una malinconia indissolubile e l’incanto liquido di uno sguardo in bilico tra la veglia ed il sogno si sprigionano come tratto comune da queste nove derive ambientali, densi tracciati elettrici, guidati dalla riconoscibile chitarra del marchio meanwhile.in.texas, che accolgono ed inglobano tattili echi di una natura placidamente rarefatta. Che a prevalere sia l’aura nostalgica e contemplativa (“Endless Melancholy”, “Beautiful Decay”), un senso di obliquo straniamento (“Lost”) o l’incedere materico attraverso il paesaggio (“Sant’Andrea”), ciò che si diffonde da questi brevi, finemente granulosi frammenti è un portato immaginifico che rende percepibile un intenso legame viscerale abilmente tradotto in avvolgente suono.
Notturno ed ipnotico, “Heimat” ci conduce alla scoperta di un animo [in]quieto che costantemente scava alla scoperta delle proprie radici.