
Dopo essere stata co-protagonista del terzo tassello della serie Minerals ideata da Maddalena Ghezzi, Francesca Naibo propone un nuovo tracciato sinergico che la vede affiancata a José Dias. I due propongono una collaborazione atipica divisa in due volumi ed incentrata su uno scambio a distanza di improvvisazioni protratto durante il periodo pandemico. A partire dalla prima, ciascuna traccia – presentata in rigoroso ordine cronologico – rappresenta la controparte, un’ideale risposta all’input ricevuto innestando così un dialogo sonoro all’insegna della condivisione e della voglia di ampliare i reciproci orizzonti di ricerca. Regola base che accompagna le missive aurali in transito tra Manchester e Milano è l’assenza di overdubbing, modalità atta a garantire un approccio viscerale e privo di sovrastrutture necessario all’esplicazione delle intenzioni.
Il risultato è una sequenza di istantanee chitarristiche che mettono in mostra le abilità esecutive dei due e la capacità di partire dai suoni ricevuti per offrire uno squarcio intimista che mette il virtuosismo al servizio delle sensazioni vissute. Al picking scarno e rilucente di “Skylight” corrisponde così la trama densa e flessuosa di “Graceful Sway”, ai riverberi dilatati di “Sunflowers” la rarefazione emergente da echi ambientali di “Hope”, in un costante intrecciarsi di sperimentazione, attitudine jazz e suggestioni etniche. Con poche pennellate “Lisbon” ci porta sull’estuario del Tago, le controllate distorsioni di “My Beloved 1950s Sci-Fi” in un immaginario retrofuturistico innescando un cortocircuito seducente di visioni accattivanti distanti da una ricerca sterile e priva di emozionalità. Un confronto stimolante per gli autori e appagante per chi decide di goderne. Rimaniamo in attesa della seconda pubblicazione.