Bill Seaman & Stephen Spera   “Architectures Of Light”

[Handstitched*]

Composite, stratificate, tendenti alla decostruzione. Le architetture di luce erette da  Bill Seaman e Stephen Spera  per dare forma al loro primo album collaborativo possono così condensarsi, quali oggetti sonori sfaccettati e meticolosamente dettagliati prodotti a partire da una peculiare visione ampliata attraverso un lungo dialogo a distanza.

Il gusto per la costruzione di ambienti vividi generati dal succedersi e parziale sovrapporsi di micro suoni, risonanze ambientali e stille elettroacustiche afferente in modo particolare alla pratica compositiva del musicista del North Carolina si incastra alla perfezione alle evanescenti derive hauntologiche  dell’artista newyorkese fondendosi in un unicum ricco ed atmosferico. L’ambiente d’ascolto è seducente e profondamente immersivo, generato da trame che si sviluppano placidamente secondo traiettorie libere, a tratti tortuose e dissonanti (“Voix De Lumiere”, “Progressions”). Sono suggestioni ipnagogiche che trovano ulteriore colore in modulazioni vocali eteree – Tamalyn Miller nel notturno “Rooms Reflect” – o canti ripescati dal passato – una registrazione di Miriam Moseki risalente a venti anni fa in “Tswana” – e che vengono occasionalmente scanditi da fraseggi pianistici (“Dusk Till Dawn”).

Tutto risuona misterioso, invita ad entrare nella dimensione aurale con attenzione per trovare connessioni e assonanze riconducibili al graduale lavoro di affinamento operato dai due musicisti atto a suggerire itinerari possibili a cui abbandonarsi  totalmente.

Stephen Spera “D.A. #013 – A.D. 2021”

[Dust Archive]

Suoni da un passato immaginario per un futuro irrealizzabile. È affidata a Stephen Spera la realizzazione  della tredicesima scatola della memoria curata da Dust Archive, nuovo scrigno di ricordi aurali contenuti in una contenitore misterioso ritrovato in una soffitta ricoperta di croccante polvere.

Dalla combinazione di field recordings, trame granulose su nastro e bordoni vaporosi prendono forma nove flussi ipnagogici plasmati per restituire l’idea di un’origine distante nel tempo. Fragili frammenti melodici emergono da questi substrati hauntologici come schegge emozionali di un’esperienza sbiadita la cui eco diafana aleggia in un presente sospeso. Il risultato è un ambient rarefatto ma dalla consistenza sempre profondamente tattile, che per la sua aura di costante decadimento a tratti rimanda velatamente alle reiterazioni in disfacimento di Basinski.

È uno scorrere placido in una dimensione sonora vagamente spettrale a cui la comparsa di elementari tracce acustiche ed eteree frequenze vocali sa conferire un calore avvolgente, perfetta restituzione del portato di memorie preziose. Un delicato incanto.

spirit radio “a light is running along the ropes”

[editions vaché]

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Frequenze spettrali che si diffondono sinuose generando un evocativo flusso in lenta e mutevole espansione. Si muovono tra le pieghe di una dimensione sospesa e rarefatta i racconti sonori di Spirit Radio, progetto scaturente dall’incontro artistico tra Tamalyn Miller e Stephen Spera inizialmente concretizzatosi nella sola dimensione live e adesso approdato alla sua prima pubblicazione.

Imperniato sulla combinazione di vaporose stratificazioni di scie analogiche e modulazioni sintetiche, a cui si sommano misurate interpolazioni acustiche, il lavoro definisce un suggestivo itinerario attraverso multiformi istantanee dall’atmosfera marcatamente coesa. Procedendo tra sature e stagnanti distese di profondi riverberi e tessiture cupe colme di ipnotiche reiterazioni  è l’eterea vocalità della Miller a scandire l’incedere, prendendo di volta in volta la forma di evanescente traccia priva di contenuto intellegibile (“A light is running along the ropes_copper”, “The Poisoned Knight”), mesmerico canto dall’andamento cullante (“Earthbound”, “Always”) o enfatica narrazione che sgorga da rarefatti fondali crepitanti (“Something About Fire”).

Ne scaturisce una suggestiva deriva elettroacustica dai toni profondamente teatrali capace di dischiudere un universo evanescente in cui oscura inquietudine e ammaliante dolcezza si fondono privi di qualsiasi contrasto.