Sono confessioni a cuore aperto, moti interiori tradotti in melodia attraverso un intenso dialogo con il pianoforte. Racconta se stesso Raffaele Grimaldi in “An image of eternity”, senza filtri e sovrastrutture, scegliendo un linguaggio immediato e denso di passione.
Sono composizioni raccolte nel corso degli anni e lasciate a decantare in silenzio quelle che costruiscono questo personale diario, un viaggio pieno di delicata enfasi nel quale il raffinato pianismo del musicista campano si muove con scioltezza attraverso atmosfere differenti lasciando emergere i vari moti che lo animano. Contemplative trame sognanti (“An image of eternity”, “The world I breath”) si alternano a leggere fughe costruite con intrecci di note danzanti (“Endless line”, “Traces of sunlight”), virando a tratti verso paesaggi intrisi di dolce malinconia (“Dans l’horizon”, “In me”, “Nuvola fragile”) o di fragile romanticismo (“ Love signs”, “Come aria”). Costante rimane un senso di partecipazione emotiva che accompagna l’ascolto e che raggiunge l’apice quando le tessiture diventano torrenziali generando flussi inarrestabili che vagamente rimandano al concetto di continuous music di Melnyk (“An ocean beyond your secrets”, “Vertigo”).
È un percorso lungo e ricco di sfumature, da assaporare nella sua interezza riemergendone lentamente soltanto dopo il riverbero degli ultimi rallentati tocchi della conclusiva “The last station”.