Una nebbia densa che lascia tutto indistinto ammantando le sensazioni ancor prima dei sensi, una lenta peregrinazione attraverso dilatati paesaggi crepuscolari. È avvolto da un costante senso di mistero il flusso definito dai cinque movimenti di “Palus est”, enigmatico come l’autore che si cela dietro lo pseudonimo Kurgan Hors.
Colonna sonora di una storia non ancora scritta, la narrazione conduce attraverso scorci di un nord-est paludoso dai toni crepuscolari e vagamente inquietanti definiti da tessiture elettro-acustiche riverberanti in costante espansione che non lasciano spazio ad alcuna pausa con la loro densita. Soltanto nel capitolo finale di “Via Imperialis” le atmosfere gradualmente si distendono aprendosi verso spiragli luminosi più caldi e avvolgenti che chiudono il lavoro con una nota positiva e confortante.
Il racconto immaginato da Kurgan Hors sarà ancora da scrivere, ma di certo è già ricco di immagini vivide e definite.