
Quattro ore di suono sviluppate in tempo reale a corredo di un rito privato in cui ambiti creativi differenti coesistono in un unico flusso magico. Sculture sonore interattive ideate da Alessandro Sciaraffa, creazioni gastronomiche dello chef Gabriele Gatti e distese aurali sinestetiche plasmate dai Larsen: queste gli ingredienti.
“Golden Leaf” – diciannovesimo capitolo discografico della consolidata compagine torinese – nasce come testimonianza condensata di quella esperienza, sotto forma di due traiettorie strumentali estrapolate dall’atto performativo. La materia che le compone è altamente atmosferica, vischioso magma di corde, elettronica e percussioni in moto orizzontale. È risonanza che emerge e si disgrega nel silenzio diffondendosi penetrante ed inquieta, incline ad un’oscurità tagliente.
Il primo capitolo in modo particolare genera uno territorio d’ascolto sulfureo contraddistinto da frequenze scintillanti che riverberano sinistre in un substrato plumbeo, paesaggio che nella seconda metà ingloba echi ambientali e si fa vagamente contemplativo quando predominano arpeggi elettrici dall’incedere compassato.
Strisciante, totalizzante e immersivo, il suono – editato e assemblato dal sodale Paul Beauchamp – si propaga senza lasciare vuoti, architettura libera da griglie stringenti che conquista spazio rivestendolo di riflessi aurei abbaglianti.