Andrea Borghi – Perforazioni

[Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”]

La connessione profonda tra materia e suono rappresenta il cardine attorno a cui si sviluppa la pratica artistica di Andrea Borghi, punto di partenza imprescindibile che lo ha condotto negli anni a sperimentare le potenzialità di elementi diversificati avvalendosi del contributo di vari mezzi tecnologici e processi digitali. Spesso le opere realizzate, oltre ad identificarsi come oggetti sonori trovano ulteriore senso in qualità di prodotti d’arte autonoma. A tal proposito può essere presa ad esempio la serie Discomateria incentrata sul confezionamento di dischi della forma e dimensione di un LP realizzati in vari materiali e suonati con l’utilizzo di un giradischi preparato.

Questa costante indagine sulla relazione tra consistenza tangibile dell’oggetto da trasferire al suono e l’immaterialità delle frequenze da esso estratte è ugualmente alla base della proposta elaborata per Licheni. Nello spazio reso disponibile all’interno del progetto curato da Nub, il sound artist di Pietrasanta presenta un percorso fondato sulla possibilità di ribaltare il senso di un’azione sottraendole attraverso il gesto artistico il significato comune. A partire dallo studio di diagrammi e fotografie di un vecchio manuale di balistica degli anni ’70 – riportate all’interno dello spazio virtuale – Borghi sceglie di utilizzare il fucile come utensile per modellare una serie di lastre di ferro appese a cavi d’acciaio in una radura boschiva delle Alpi Apuane. L’utilizzo di pigmenti nella auto-preparazione delle cartucce utilizzate aggiunge il tema del colore alla componente scultorea, così come la scelta del luogo e la predisposizione delle lastre consente di catturare un insieme di suoni generati dagli spari e dall’interazione degli elementi naturali quali il vento. Il risultato quindi è un itinerario duplice che trova nel paesaggio l’elemento di connessione tra la parte visiva rappresentata dal metallo trasformato in scultura e la traccia aurale prodotta dall’azione e dai riverberi originati.

In questo modo dalla violenza insita nell’utilizzo dell’arma si sviluppa una prospettiva inedita di bellezza nutrita in modo equipollente dalla teoria tecnica, dal pensiero artistico e dalla gestualità. Il senso di questo contributo equilibrato delle parti può essere letto nella formalizzazione dello spazio virtuale strutturata in sezioni compresenti e accostate, presentazione chiara quanto essenziale capace di restituire le suggestioni di presupposti e risultanze, ma poco incline ad essere ulteriormente sviluppata o determinare una partecipazione attiva dei fruitori.

https://licheni.nubprojectspace.com/andrea-borghi/

Francesco Cavaliere – Piante delle dune

[Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”]


“Sono uno scriba parlante… la mia voce è una nuvola, la mia penna sibila.”
Questa formula scelta da Francesco Cavaliere per descrivere la sua attività artistica riesce a condensare alla perfezione  l’agire di un autore multidisciplinare incline a narrare storie in sospeso tra realtà e fantasia. Parole, immagini, oggetti e suoni sono componenti equipollenti ed intimamente connesse all’interno di un universo poetico immaginifico popolato da presenze bizzarre. Questa fluidità di linguaggi, la capacità di muoversi trasversalmente tra territori diversi ma profondamente affini ha portato l’artista di Piombino a realizzare – in solitudine e spesso anche in collaborazione – un ampio numero di performance, light and sound actions, concerti, opere radio e video-foniche, audio stories, readings, Augmented Reality stories.

Nello spazio offertogli da Nub all’interno del progetto Licheni, Cavaliere propone un viaggio attraverso uno scorcio di litorale poco frequentato della provincia livornese strutturato come un erbario lirico/sonoro costituito da sei composizioni ispirate da altrettante piante presenti sul luogo. La combinazione di testi intrisi di fantasticheria fanciullesca e brevi composizioni analogiche che ne riecheggiano l’attitudine ludica offre una stimolante descrizione di un paesaggio sensoriale straniante, aderente al reale ma al tempo stesso suscettibile ad essere re-immaginato secondo una visione libera. Quel che viene offerto è quindi un racconto che a partire dall’esperienza riesce a divenire varco d’accesso verso una possibile tana del Bianconiglio in cui immergersi per abbandonarsi allo stupore.

Questo invito a lasciarsi suggestionare genera la possibilità di reinventare costantemente la visione risultante facendo si che la proposta risulti cangiante malgrado una formulazione  che al momento non prevede ulteriore sviluppo.

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Stefano De Ponti – La natura delle cose ama celarsi

[Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”]

In una realtà in cui si è sempre più spinti ad essere consumatori distratti votati all’accumulo, incapaci di districarsi nel bulimico sommarsi di oggetti scaturenti da dinamiche produttive voraci, quale valore permane nel gesto creativo? Quale forma di connessione e dialogo si instaura ancora tra artista e fruitore? Questi sono solo alcuni degli interrogativi da cui muove “La natura delle cose ama celarsi”, percorso di ricerca condotto da Stefano De Ponti a partire dal 2019 e confluito, dal novembre dell’anno successivo, nell’ambiente messogli a disposizione da Nub all’interno del contenitore fisico/virtuale Licheni.

Artista intermediale e osservatore inquieto – come lui stesso si definisce – De Ponti ha all’attivo diverse esperienze con istituzioni artistiche internazionali e un nutrito numero di pubblicazioni, molte delle quali scaturenti da una costante pratica di ibridazione di dimensioni sensoriali differenti.  In particolare le sue attività nel contesto teatrale e le tanti collaborazioni con artisti visivi hanno giocato un ruolo determinante nella costruzione di una visione trasversale volta ad attivare processi di scambio su vari livelli percettivi. Questa doppia attitudine – crossmedialità e disponibilità al dialogo – è pienamente rintracciabile nell’itinerario lentamente costruito tra il suo atelier, la cava Nardini di Vellano e appunto gli spazi di Nub frequentati con regolare cadenza settimanale dopo la fine del primo lockdown.

“La natura delle cose ama celarsi” raccoglie un’ampia serie di pensieri, schizzi e resoconti dell’attività svolta, incentrata – come si diceva in premessa – sulle dinamiche di massificazione e accumulo dei processi di creazione e fruizione, poste in relazione con l’inevitabile impermanenza che accomuna ogni cosa. Elemento cardine da cui è scaturita la visione iniziale è la Pietra Serena, arenaria endemica del territorio abitato da De Ponti e dalle qualità particolari, qui utilizzata in forme diverse (polvere, pigmento, piccola scultura, macigno) lungo un tracciato in divenire definito da una gestualità costantemente in bilico tra progettualità consapevole e casualità degli accadimenti. Questa incessante elaborazione dell’opera ha determinato una sequenza di atti da cui vengono generati segni volutamente effimeri, destinati a tramutarsi in tracce di memoria attiva, testimonianza aleatoria determinata dall’esperienza e dalla sua condivisione.

L’intero processo prevede il raggiungimento di quattro approdi, tre dei quali già raggiunti. Le prime due tappe in particolare – “Impermanenze” e “Relazione Minima” – si sono svolte negli spazi di NUB mentre la terza – “Cimento” – ha avuto luogo nella Cava Nardini dove tutto è cominciato. Elemento comune a questi tre eventi è il senso di ritualità condivisa che mira a configurare un punto di incontro tra esecutore e fruitore, una comunione mediata dalla materia e dalla sua intrinseca capacità di divenire veicolo emozionale. L’aspetto relazionale non riguarda esclusivamente le forme di rappresentazione prodotta, ma è stato fondamentale per la realizzazione dell’intero progetto e lo sarà per le sue future evoluzioni. Importante sono stati il coordinamento, la collaborazione e il confronto attivo di molte persone tra cui: il fotografo Andrea Berti, l’informatico Lorenzo Maffucci, lo scalpellino Marco Nardini e lo scultore Silvio Viola, il team di Tempo Reale nelle persone di Giulia Sarno, Luisa Santacesaria, Leonardo Rubboli e Giovanni Magaglio, Francesca e Federico di NUB, Ilaria e Carola di Radio Papesse.

Da questa profonda sinergia prende forma un’indagine coinvolgente che invita a riflettere sul senso del “fare arte” nel mondo contemporaneo e che giungerà a compimento con la realizzazione dei Transient Mobiles, serie limitata di device monofonici portatili – sviluppati con il contributo fondamentale del programma di residenze KATE di Tempo Reale – contenenti ciascuno un diverso e unico flusso sonoro riservato ad un solo ascoltatore, il quale dovrà usare il proprio corpo come mezzo di conduzione di una composizione destinata ad un’unica esecuzione. Sfruttando l’unicità e le caratteristiche effimere dello strumento di riproduzione, l’invito è quello di rapportarsi all’opera predisponendo il proprio stato d’animo a una fruizione piena e consapevole, proprio perché unica e irripetibile.

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Nicola Di Croce – Affects and aesthetic speculations

[Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”]

L’atmosfera di un luogo, la sua dimensione affettiva indagata attraverso l’esplorazione sonora dell’ambiente. È questo uno dei punti fermi dell’itinerario musicale e accademico di Nicola Di Croce, architetto e sound artist di base a Venezia il cui percorso è incentrato sull’analisi delle dinamiche sociali e politiche che segnano le mutazione del territorio. Un ponte ideale quindi tra due pratiche che rivelano numerosi punti di contatto stabilendo una reciprocità fertile attraverso cui giungere a nuovi spunti progettuali. Da tale sinergia multidisciplinare sono nati negli anni diverse installazioni, libri, pubblicazioni scientifiche e discografiche.

Il ricorso ad un ascolto ponderato quale strumento di ricerca atto a cogliere l’attrattività di uno spazio e le relazioni che l’uomo instaura con esso è stato oggetto di una lunga indagine condotta da Di Croce a Palermo tra il 2014 (residenza artistica presso Dimora OZ) e il 2018 (partecipazione a Manifesta 12).  Slegandosi da un preciso contesto questa linea di ricerca viene riproposta all’interno dello spazio reso disponibile da Nub, evolvendosi in una formula propositiva e partecipativa favorita dall’interazione virtuale. In esso vengono proposti una serie di elementi pensati come tasselli da utilizzare per poter configurare un personale oggetto multimediale creato dagli utenti in base a libere associazioni.

Annotazioni, cataloghi sonori estrapolati da geografie diverse e immagini del paesaggio diventano strumenti con cui definire specifiche identità e disegnare un ambiente immaginario, una sequenza sensoriale che è infine possibile “catturare” e spedire in un archivio. Tutto ciò dimostra come un approccio legato ai sensi meno valutati in ambito di analisi e pianificazione territoriale possa condurre alla definizione di prospettive inedite ed assumere connotazioni estetiche sempre nuove, ribadendo quanto ogni traccia del paesaggio sia una componente viva, suscettibile a variare costantemente.  

In definitiva ciò che Di Croce ci offre è un abaco da poter ampliare senza limite, un campionario di suggestioni di cui appropriarsi per divenire protagonisti di una trasformazione e non rimanere dei semplici spettatori.

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Leandro Pisano – The Audible Manifesto of Rural Futurism

[Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”]

La ridefinizione del paesaggio rurale operata attraverso l’ausilio di pratiche estetiche legate al suono è un punto nodale nel percorso di ricerca di Leandro Pisano. Curatore di diverse mostre di arte sonora e autore del libro “Nuove geografie del suono. Spazi e territori nell’epoca postdigitale”, Pisano ha partecipato a numerosi workshop e conferenze incentrati sui processi di rigenerazione territoriale e ha ideato e diretto molteplici progetti sull’argomento. Liminaria, inaugurato nel 2014, è uno di questi.

Tema di questo studio portato avanti per un quinquennio, è l’indagine socio-economica  del Fortore, comunità agricola campana divenuta sede di eventi culturali e iniziative rivolte alla rivalutazione di un’area ad oggi considerata marginale. A conclusione del percorso che ha visto convolti artisti internazionali attivi nel campo dell’arte sonora, vari esperti del settore socio-economici  e soprattutto gli stessi abitanti del luogo, Pisano insieme a Beatrice Ferrara ha redatto il Manifesto del Futurismo Rurale. Si tratta di un documento in dieci punti elaborato nel 2018, che sintetizza le riflessioni prodotte e le sinergie attivate durante l’esperienza.

Lo spazio-laboratorio affidato da Nub al ricercatore campano presenta al suo interno una rielaborazione del manifesto, tramutato in un percorso crossmediale che attraversa la regione rurale oggetto dell’indagine. Oltre alla riproposizione dei dieci punti del documento, riportati in italiano, inglese e giapponese, ciò che compone il viaggio è una sequenza di fotografie, una per punto, a cui è relegato il compito di dare consistenza visiva allo spaccato geografico di cui si discute e alle dinamiche attive al suo interno. Ad essere documentato non è soltanto  l’ambiente rurale, bensì tutte le componenti che intervengono a definire la complessità del territorio. Alle testimonianze delle attività agropastorali si alternano immagini del tessuto urbano e sociale, tracce della storia e presenze tecnologiche, quali le famigerate pale eoliche che hanno segnato il paesaggio in anni recenti. Ribadendo la stretta connessione con chi insiste sui luoghi, la volontà di creare reti di suono, arti e tecnoculture, Pisano propone inoltre per ogni punto una registrazione in cui si ascolta la voce di alcuni abitanti di Baselice e Montefalcone di Valfortore leggere gli estratti  del Manifesto.

Nella sua forma attuale l’itinerario si presenta già fruttuoso e compiuto, interessante espansione di un progetto lungo e approfondito, ma assecondando lo spirito dell’iniziativa promossa da Nub Project Space di certo presenterà nel prossimo futuro ulteriori aggiornamenti atti a dimostrare che il processo attivato è ancora vivo ed in essere, ben lontano dal potersi ritenere concluso.

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Nub Project Space “Licheni – on line platform and virtual research laboratory for sound and art”

Un luogo fisico che grazie alla tecnologia si estende privo di limiti per costruire uno spazio condiviso in cui gli autori convolti possano espandere la propria produttività attraverso un confronto  fertile e costante.  Ha una connessione forte con le istanze dell’era contemporanea ed in particolar modo con la situazione sociale attuale derivante dalla crisi sanitaria il progetto elaborato e curato da Nub, associazione culturale fondata nel 2010 a Pistoia da Federico Fiori e Francesca Lenzi incentrata sulle dinamiche propositive attivate dalla ricerca sonora relazionata all’ambiente.

“Licheni”, inaugurato lo scorso ottobre, si propone quindi quale contenitore trasversale fra reale e virtuale, nutrito dalla continua evoluzione di opere web-based o rimodulate per essere tali, ciascuna rivolta ad un preciso ambito e sviluppata secondo la peculiare sensibilità dell’artista. In questo territorio ibrido trovano posto l’analisi acustica su Pistoia di Enrico Malatesta e l’indagine sulle aree rurali di Leandro Pisano, la ricerca intramediale attraverso dispositivi impermanenti di Stefano De Ponti e la riscoperta del valore affettivo delle risonanze dei luoghi di Nicola Di Croce; ci si imbatte inoltre nell’esplorazione naturalistica tra suono e poesia di Francesco Cavaliere e nel percorso audio-visivo di Stefano D’Alessio, nel soundscape che intreccia voce ed elettronica di Alessandra Eramo e nel processo di riattivazione delle rovine indagato da Giulia Vismara.

Un universo ricco e sfaccettato che ci proponiamo di raccontare in modo più esteso, affrontando singolarmente il lavoro di ogni autore coinvolto.

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